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Strage di Cutro: Presidente Mattarella non vada dai morti, vada dai vivi!

Un gioco semplice sul lettone prima della nanna: Giuseppe – 15 mesi – si alza incerto in piedi, stacca per un attimo le mani dalle gambe di mia moglie e, poi, giù in un tuffo a rimbalzare sul materasso. Sul volto una risata. E poi ancora su, alzandosi con fatica e di nuovo giù. Non una, non due, ma tre, quattro, dieci volte.

Tante volte in questi giorni (e non solo oggi) mi sono trovato a pensare alla fortuna che ha Giuseppe e io prima di lui. Perché lui è qui oggi a giocare sul letto mentre altri bimbi sono rinchiusi senza più respiro in una cassa di legno bianca, disposta ordinatamente in fila con decine di altre in un palazzetto dello sport in Calabria.

Perché lui è qui e altri sono persi nel mare o nel deserto, chiusi in uno scantinato per sfuggire alle bombe o in coda per una tazza di té in qualche campo profughi. Perché .. E, permettetemi, qui le grandi domande sul senso del dolore c’entrano poco specie di fronte a chi è vittima di scelte politiche ed economiche ben precise.
Specie per chi è vittima di tragedie annunciate, per fatti che smuovono le coscienze solo perché avvengono a pochi metri dalla costa e non in mezzo al mare…

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Corridoi umanitari: 45 profughi in arrivo dal Niger a Roma grazie a Caritas italiana

Domani 23 giugno atterrerà a Fiumicino un aereo con a bordo 45 profughi provenienti dal Niger all’interno del progetto dei corridoi umanitari promosso da Caritas Italiana in collaborazione con la CEI – Conferenza Episcopale Italiana e l’ UNHCR, the UN Refugee Agency

“Si tratta in particolare di 45 profughi dal Niger, famiglie che hanno vissuto l’inferno della Libia e che finalmente riusciranno a trovare qui in Italia, in varie diocesi, un luogo sicuro dove poter ricostruire le loro vite”. La Caritas ricorda “come nel 2021 nel Mediterraneo siano scomparse già più di 800 persone, e più di 13.000 sono state quelle intercettate e riportate nella sola Libia”.

Caso OPL 245 in Nigeria: il “Processo del secolo” contro Eni e Shell verso la sentenza

Come sono fatti un miliardo di dollari? Forse dovremmo chiederlo a Dan Etete, ex ministro del petrolio nigeriano, e figura chiave del “Processo del secolo” che, al Tribunale di Milano, va verso la sentenza di primo grado.

Dopo circa due anni di dibattimento il processo in corso a Milano sull’OPL 245 è giunto alle fasi conclusive: la sentenza è attesa per il 17 marzo, quando si riunirà la camera di consiglio, o in subordine il 31 marzo.

C’è chi parla di “Processo del secolo” e, forse, non sbaglia: per il coinvolgimento di due giganti del settore petrolifero, come Eni e Shell, per l’ammontare dell’investimento 1,3 miliardi di dollari e per il peso degli imputati: nel 2017, Eni, Shell e 13 tra manager, politici e intermediari sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di corruzione internazionale per l’acquisizione del blocco petrolifero offshore. Nessuna azienda grande come la Royal Dutch Shell è mai stata processata per reati di corruzione.

Nel frattempo, per la stessa vicenda, ci sono stati già due pronunciamenti, nei confronti dei due intermediari Emeka Obi e Gianluca Di Nardo. Nel settembre del 2018, dopo il rito abbreviato sono stati condannati entrambi a quattro anni di reclusione.

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“Illuminare le periferie”
non solo oggi, ma ogni giorno

Oggi non è solo difficile capire cosa sia successo nella Repubblica Democratica del Congo – dove sono stati uccisi l’ambasciatore italiano, Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo -, ma anche comprendere i racconti e le ricostruzioni che arrivano da una terra complessa (come, forse, ce ne sono poche al mondo) e ai più sconosciuta.

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Sei un imprenditore che guarda all’Africa? Il 2 e 3 ottobre va in scena il Vadoinafria business summit

Quando si parla di Africa, in Italia, è facile pensare soltanto a migranti, guerre e povertà. In realtà, il continente africano (che non è un Paese, ma 54) è tanto vasto quanto variegato. Il primo vero problema è che noi non lo conosciamo, ma andiamo per stereotipi. Facendoci del male da soli.

Questa l’idea intorno a cui Martino Ghielmi, 35 anni, da oltre dieci anni formatore e consulente aziendale, ha creato la community vadoinafrica.com con oltre diecimila iscritti che condividono ogni giorno esperienze, contatti e risorse utili.

“Il continente africano è oggi la frontiera per eccellenza per un imprenditore lungimirante. È l’unico che crescerà a livello demografico nei prossimi vent’anni (da 1,3 miliardi a 2,4 nel 2050) e ci sono interi settori economici in via di creazione” racconta Ghielmi “dalla trasformazione agroalimentare alle energie rinnovabili, passando per il fintech, la logistica, i servizi professionali ma anche moda e industrie creative in grande fibrillazione”.

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Cosa significa essere neri in Europa? I dati di una ricerca
sulle discriminazioni nell’UE

Sulla scia del caso Floyd manifestazioni contro il razzismo nei confronti della popolazione africana o afrodiscendente si sono svolte, con più o meno intensità, in tutti i Paesi d’Europa.

Ma quel è la realtà delle discriminazioni nei confronti della popolazione afrodiscendente in Europa?

Proviamo a dare una risposta (certamente non esaustiva) ripescando dai nostri archivi i risultati di una ricerca, per la verità un po’ data, presentata al Parlamento Europeo nel novembre del 2018 e realizzata dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA – Fundamental Rights Agency) dal titolo “Essere neri nell’Ue – Being Black in Eu”.

Per scaricare la ricerca clicca qui

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Sei chiuso in casa? Da lunedì non perdere i “Vadoinafrica Talks”, sei giorni per cambiare prospettiva sull’Africa

Di Martino Ghielmi – fondatore di Vadoinafrica – ho sempre apprezzato la volontà di ribaltare l’immaginario che in Italia, ancora in troppi, hanno dell’Africa. E la voglia di farlo partendo dal basso, dalle storie di tanti italiani che stanno provando a creare nuove sinergie (economiche, culturali, sociali) con il continente. Non si tratta di un’operazione di rimozione dei problemi – badate bene – ma di saperli contestualizzare in una prospettiva molto più ampia e complessa fatta di sfide (tante) ma anche di opportunità (e futuro).

Per questo rilancio con piacere questa nuova iniziativa dei “Vadoinafrica talks” che da lunedì 30 marzo, per sei giorni, offre l’opportunità di mettersi in ascolto e interagire con imprenditori ed esperti che provano a fare non “in” ma “con” l’Africa.

Michele Luppi

Inizia lunedì 30 marzo “Vadoinafrica Talks”, il primo evento online dedicato a imprenditori e professionisti che vogliono creare sinergie con il continente africano.

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Mettere l’Africa in prima pagina. La lettera della viceministro Del Re al Corriere

Pubblichiamo di seguito la versione integrale della lettera della viceministro agli Affari esteri Emanuela Del Re pubblicata sul Corriere della Sera del 18 febbraio 2020 dal titolo “Un futuro possibile in Afria”. (La lettera è tratta dal sito della Farnesina).

La viceministro del Re al centro

Caro direttore, di ritorno da una proficua missione in Senegal, mi chiedo come si possa rilanciare l’Africa nella narrativa italiana. Il presidente Conte, il ministro Di Maio e altri rappresentanti di governo si sono recati in Africa, dove io stessa ho compiuto numerose missioni. Dei 22 Paesi prioritari della Cooperazione allo sviluppo, 11 sono in Africa, e nei restanti Paesi vi sono molti scambi e attività inclusa un’attiva cooperazione in materia migratoria. Eppure l’Africa sembra restare nell’immaginario collettivo italiano un’area in cui si può intervenire solo nell’ambito dell’aiuto umanitario. Niente di più lontano dalla realtà.

Se guardiamo a cosa accade nel continente, ci accorgiamo che gli interlocutori e partner dell’Africa stanno intensificando i loro rapporti sia perché vedono opportunità di investimento e commercio, sia per le questioni di sicurezza. Non solo la Cina: Brasile, Paesi europei, Russia, Turchia, Corea del Sud, Giappone, Paesi del Golfo, India e altri. C’è un viavai continuo in Africa, con firme di accordi economici, investimenti.

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La strategia di Berlino in Africa: prima le merci poi la politica. E l’Italia?

Due Paesi, due approcci. Usando uno slogan potremmo dire: mentre il Regno Unito fa proclami, Berlino fa affari. Circa un mese fa, il 20 gennaio 2020, si apriva a Londra l’Uk-Africa Summit voluto dal premier britannico Boris Johnson per rilanciare le relazioni tra la Corona e il continente africano in una prospettiva post-Brexit.

Una ventina di delegazioni africane presenti, tante parole, contratti di investimenti firmati (per un valore di oltre 6,5 miliardi di sterline, circa 8,5 miliardi di euro), ma soprattutto la volontà di rilanciare il ruolo politico del governo britannico e quello finanziario della City di Londra*.

Decisamente diverso l’approccio tedesco: poche parole, qualche visita diplomatica in Africa, ma soprattutto una strategia basata sulla penetrazione commerciale delle proprie imprese.

A confermarlo è il sesto Forum Enonomico Germano-Africano in programma martedì 18 febbraio a Dortmund.

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Il piccolo Zaky e il gigante
el-Sisi: i grandi interessi
economici attorno all’Egitto

Cresce la preoccupazione per la sorte di Patrick Zaky lo studente e attivista egiziano, in Italia per seguire un master all’Università di Bologna, arrestato lo scorso 7 febbraio all’aeroporto del Cairo, dove era appena atterrato con un volo proveniente dal nostro paese.

A lui sono stati contestati i reati di “istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione“.

Secondo gli avvocati della sua famiglia, Zaky è stato arrestato in seguito a un ordine di cattura spiccato nel 2019 ma mai notificato. In detenzione, lo studente sarebbe stato oggetto di pestaggi e torture, tra cui l’elettroshock.

Per capirne di più sulla vicenda di Zaky e sulla realtà delle detenzioni illegali e la repressione in Egitto vi segnaliamo questo interessante approfondimento dell’Ispi. (clicca qui)

Mi limito ad aggiungere alcuni dati che fanno capire quando oggi sia difficile e limitata la possibilità (e, ancor di più, la volontà) di un’azione diplomatica forte nei confronti della autorità egiziane. Le stesse ragioni valgono purtroppo anche per il tentativo di sapere la verità sulla fine di Giulio Regeni.

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