Oggi non è solo difficile capire cosa sia successo nella Repubblica Democratica del Congo – dove sono stati uccisi l’ambasciatore italiano, Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo -, ma anche comprendere i racconti e le ricostruzioni che arrivano da una terra complessa (come, forse, ce ne sono poche al mondo) e ai più sconosciuta.
Sicuramente lo è all’opinione pubblica italiana che, nonostante trent’anni di instabilità e guerre (costate la vita a più di cinque milioni di persone), ancora fatica a trovare la regione del Kivu su una cartina dell’Africa; figuriamoci a sentir parlare di FDLR (Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda), Mai Mai, FARDC e quant’altro…
Non voglio passare per l’esperto che non sono: quanto conosco di quella regione è frutto di una tesi di laura e di un viaggio ormai troppo lontano negli anni e seguire l’evoluzione di ciò che accade sul terreno è difficile anche per chi in quell’area dei Grandi Laghi ci vive, figuriamoci per chi segue le notizie dall’Italia.
Ma, proprio questo è il punto, il sistema informativo italiano non aiuta a conoscere, figuriamoci a capire. Restano pochi spazi – riviste specializzate (spesso legate al mondo missionario o alla cooperazione) – e qualche rara e lodevole eccezione.
Si legge nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio di Pavia “Illuminare le Periferie” che ha preso in esame i telegiornali italiani “prime time”:
Dal 2012 al 2017, le periferie – aree, contesti e temi “strutturalmente” assenti dall’agenda – raccolgono l’1% della pagina degli esteri, 636 notizie in 8 anni, una media di 1 notizia al mese per telegiornale.
Dal 2018 si rileva un ulteriore decremento che si consolida nel 2019 e nel 2020: 60 notizie nel 2019 e 35 da gennaio a settembre del 2020, pari, rispettivamente allo 0,5% nel 2019 e allo 0,4% nel 2020.
L’agenda degli esteri dei notiziari italiani è per lo più “eurocentrica”, concentrata su eventi che avvengono nel mondo occidentale (65%), nei paesi europei soprattutto con il 42% e nel Nord America (Stati Uniti e Canada) con il 23%. Seguono l’Asia (18%), il Medioriente (8%), l’Africa (5%), e il Centro-Sud America (1%).
I paesi non europei che si collocano in posizione “alta” della classifica lo sono in relazione ai conflitti (e alle conseguenti migrazioni, quale il caso Libia), o a fatti di cronaca (il caso dell’esplosione nel porto di Beirut, in Libano).
Vi sono paesi come l’Afghanistan raccontato in 11 servizi, la Somalia in 9. Vi sono paesi come l’Argentina, il Mali, lo Yemen con meno di 5 notizie in 9 mesi; altri, come il Senegal, la Mauritania e la Palestina Venezuela in un solo servizio.
Infine, vi sono altri paesi, come Repubblica Centrafricana, Malawi e la Repubblica Democratica del Congo del tutto assenti.
Michele Luppi