Se l’Unione europea ricatta l’Etiopia sui visti

La notizia è stata diffusa il 29 aprile scorso: il Consiglio dell’Unione europea ha “deciso di sospendere temporaneamente alcuni elementi della normativa dell’UE che regolamenta la concessione di visti ai cittadini etiopi”.

Motivo?

La decisione fa seguito a una valutazione della Commissione, secondo la quale la cooperazione dell’Etiopia in materia di riammissione dei suoi cittadini che soggiornano illegalmente nell’UE è insufficiente. Si constata una mancanza di risposta da parte delle autorità etiopi in relazione alle richieste di riammissione e permangono difficoltà nel rilascio di documenti di viaggio provvisori e nell’organizzazione delle operazioni di rimpatrio sia volontario che non volontario.

Un ricatto insomma per costringere l’Etiopia – Paese che ancora si sta leccando le ferite provocate dalla guerra civile nel Tigray – a collaborare con maggior solerzia al rimpatrio dei propri cittadini.

In particolare, si legge nel comunicato del Consiglio dell’Unione europea – gli Stati membri non potranno più:

  • derogare ai requisiti relativi alla documentazione che i cittadini etiopi richiedenti il visto devono presentare
  • rilasciare visti per ingressi multipli
  • esentare dal pagamento dei diritti per i visti i titolari di passaporti diplomatici e di servizio.

La decisione di sospensione è temporanea, ma non prevede una data di scadenza specifica. 

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Strage di Cutro: Presidente Mattarella non vada dai morti, vada dai vivi!

Un gioco semplice sul lettone prima della nanna: Giuseppe – 15 mesi – si alza incerto in piedi, stacca per un attimo le mani dalle gambe di mia moglie e, poi, giù in un tuffo a rimbalzare sul materasso. Sul volto una risata. E poi ancora su, alzandosi con fatica e di nuovo giù. Non una, non due, ma tre, quattro, dieci volte.

Tante volte in questi giorni (e non solo oggi) mi sono trovato a pensare alla fortuna che ha Giuseppe e io prima di lui. Perché lui è qui oggi a giocare sul letto mentre altri bimbi sono rinchiusi senza più respiro in una cassa di legno bianca, disposta ordinatamente in fila con decine di altre in un palazzetto dello sport in Calabria.

Perché lui è qui e altri sono persi nel mare o nel deserto, chiusi in uno scantinato per sfuggire alle bombe o in coda per una tazza di té in qualche campo profughi. Perché .. E, permettetemi, qui le grandi domande sul senso del dolore c’entrano poco specie di fronte a chi è vittima di scelte politiche ed economiche ben precise.
Specie per chi è vittima di tragedie annunciate, per fatti che smuovono le coscienze solo perché avvengono a pochi metri dalla costa e non in mezzo al mare…

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Burkina Faso: l’esercito francese cacciato dal Paese. Voci di giovani da Ouagadougou

Il 21 gennaio scorso l’Agenzia di Informazione del Burkina ha annunciato, per conto dello Stato, che le forze armate francesi hanno un mese esatto per lasciare il Paese. 

Dopo il richiamo per “consultazioni” dell’ambasciatore francese Luc Hallade da parte del Quai d’Orsay del 26 gennaio, questa settimana gli ultimi convogli francesi stanno liberando il campo di Kamboinsin, a Ouagadougou, dove si erano installati.

La cooperazione militare tra i due Paesi è finita, ma come ha affermato il portavoce del governo di transizione Jean-Emmanuel Ouédraogo,“la fine dell’accordo militare non implica la fine delle relazioni diplomatiche tra il Burkina Faso e la Francia”. 

C’è chi parla di rottura definitiva con la madrepatria e di un avvicinamento alla Russia; chi parla di un cambio di strategia che non esclude del tutto la Francia e chi parla, invece, dell’inizio di un processo di lungo periodo per la costruzione di una nazione più indipendente. Cosa pensa in questo momento delicato la gente?

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A colloquio con Pietro Bartolo: «L’Europa non chiuda la porta ai migranti».

«Tra dieci o quindici anni quando mia nipote leggerà delle migliaia di morti nel Mediterraneo e mi dirà: “Nonno ma tu cosa hai fatto? Dov’eri? Tu eri un deputato, tu avevi una responsabilità, cosa hai fatto? Cosa le risponderò: che ho fatto dei film? Che ho scritto dei libri? Le dirò che in questo parlamento non sono riuscito a cambiare le cose…». In questo attimo preciso la voce di Pietro Bartolo si alza per un momento mentre le mani si abbandonano a un breve cenno di stizza indicando verso l’emiciclo, distante una manciata di metri, la sala in cui sta per riunirsi insieme agli altri 704 eurodeputati. È il momento più intenso della nostra intervista al parlamentare europeo, eletto nel 2019, e iscritto al gruppo dei Socialisti e Democratici. Un volto conosciuto ai più per il suo ventennale impegno come medico di Lampedusa, isola che gli ha dato i natali e a cui dimostra di essere intimamente legato. Lo abbiamo incontriamo a Strasburgo in occasione della plenaria di ottobre e ha accettato di rispondere alle nostre domande. Leggi la nostra intervista.

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Il Parlamento Europeo premia l’inchiesta sulla propaganda russa in Centrafrica

L’influenza della propaganda russa ad opera del gruppo Wagner e di uomini vicini al Cremlino in Repubblica Centrafricana è al centro dell’inchiesta giornalistica a cui il Parlamento Europeo ha assegnato, mercoledì 19 ottobre, la prima edizione del premio intitolato a Daphne Caruana Galizia.

Il lavoro, frutto di un lavoro sul campo durato oltre un anno, è stato realizzato da due giornalisti francesi – Carol Valade e Clément Di Roma – e ha portato alla realizzazione del documentario “Centrafrique: le soft power russe”, trasmesso dalla TV franco-tedesca Arte e a un reportage per il quotidiano Le Monde.

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Il Presidente Mattarella in visita di Stato in Mozambico e Zambia

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà in Visita di Stato nella Repubblica del Mozambico dal 4 al 6 luglio per poi spostarsi in Zambia dove resterà fino all’8 luglio.

Non si tratta del primo viaggio in Africa di Sergio Mattarella: nel corso del suo primo mandato il Presidente della Repubblica aveva fatto visita in Etiopia e Camerun (marzo 2016), Angola (febbraio 2019), Algeria (novembre 2021).

Guardando a questi Paesi, specialmente ad Angola, Algeria e Mozambico, è facile intuire come questa missione istituzionale rientri in una più ampia strategia che potremmo chiamare “diplomazia dell’energia” che vede l’Italia – attraverso Eni – in prima fila nello sviluppo e nello sfruttamento delle risorse di idrocarburi (in particolare gas e petrolio) del Continente.

Una politica che ha subito una brusca accelerazione con lo scoppio della guerra in Ucraina nel tentativo del governo italiano di diversificare le proprie forniture energetiche.

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Il Summit Ue-Africa e quel bisogno di guardare al presente senza dimenticare il passato

Kamara, Keita, Mamadou. Mentre un sole che sembra già di primavera mi accarezza il viso cammino tra le lapidi del cimitero di Trabuquet a Mentone. Un luogo davvero unico e suggestivo costruito su delle balze strappate alla montagna sopra la cittadina di confine, a pochi passi da Ventimiglia. Con lo sguardo basso vedo scorrere davanti ai miei occhi i nomi di questi giovani impressi sulla fredda pietra. Sotto il loro nome la data della morte recita 1916, 1917 in qualche caso 1918. In cima alla stele la croce cristiana si alterna alla mezzaluna e alla stella simboli dell’Islam.

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Europa e Africa: Mattarella evoca un gemellaggio «antidoto all’isolamento»

«Il baricentro politico ed economico sembra progressivamente spostarsi dall’Atlantico al Pacifico ed Europa e Africa devono interrogarsi sul proprio futuro e su quale ruolo esse siano chiamate a svolgere».

E ancora:

«Nessuno potrà dire di essere fuori dalla pandemia sino a quando non ne saremo tutti fuori. E questo vale particolarmente per due continenti così vicini e così legati come Africa ed Europa, così prossimi da costituire un’unica regione, unita piuttosto che separata dal Mediterraneo».

Sono queste alcune delle parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della Conferenza ministeriale “Incontri con l’Africa” che si è tenuta lo scorso 8 ottobre a Roma. Un discorso lucido non piegato all’attualità e all’emergenza, ma capace di prospettiva che vi invito a rileggere con attenzione.

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I giganti del tabacco alla conquista del mercato africano (con ogni mezzo)

Una storia di affari e corruzione ha travolto nei giorni scorsi la British American Tobacco (Bat), colosso mondiale della produzione delle sigarette, accusata di pratiche illecite in Zimbabwe, Sudafrica e in altri paesi africani. Ad accusare l’azienda – proprietaria, tra gli altri, di marchi come Lucky Strike, Pall Mall e Kent, capace nel 2020 di vendere 650 miliardi di sigarette – sono due distinte inchieste rese pubbliche nei giorni scorsi.

Dello scandalo che ha travolto la Bat parlo in un articolo pubblicato su Nigrizia.it (clicca qui)

Non è la prima volta che le aziende produttrici di sigarette finiscono nell’occhio del ciclone accusate di pratiche illecite nel continente africano.

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Benvenuta “L’Altra Tunisia”,
un ponte di storie nel Mediterraneo dei muri

Ogni volta che nasce un mezzo di informazione – sia esso un giornale (digitale o cartaceo), un sito di news, una newsletter, un magazine ecc. – è sempre una buona notizia. Lo è ancora di più, ma qui ad Africaeuropa siamo di parte, se questo canale si propone di gettare un ponte attraverso un Mediterraneo sempre più segnato dai muri.

Ecco perché facciamo i nostri migliori auguri alla redazione de “L’Altra Tunisia” per l’inizio di questa nuova avventura perché, come ha scritto la fondatrice e direttrice Giada Frana, l’ambizione è grande: “Diventare un punto di riferimento sulla Tunisia e avvicinare sempre più le due sponde del Mediterraneo”.

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