Cosa significa essere neri in Europa? I dati di una ricerca
sulle discriminazioni nell’UE

Sulla scia del caso Floyd manifestazioni contro il razzismo nei confronti della popolazione africana o afrodiscendente si sono svolte, con più o meno intensità, in tutti i Paesi d’Europa.

Ma quel è la realtà delle discriminazioni nei confronti della popolazione afrodiscendente in Europa?

Proviamo a dare una risposta (certamente non esaustiva) ripescando dai nostri archivi i risultati di una ricerca, per la verità un po’ data, presentata al Parlamento Europeo nel novembre del 2018 e realizzata dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA – Fundamental Rights Agency) dal titolo “Essere neri nell’Ue – Being Black in Eu”.

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La ricerca è stata condotta tra il 2015 e il 2016 attraverso interviste mirate a quasi seimila afrodiscendenti in dodici diversi Paesi: Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Svezia e Regno Unito.  

Si tratta per la maggior parte di immigrati di prima generazione, provenienti da 59 differenti Paesi, ma sono compresi anche individui nati in Europa.

La fotografia offerta dallo studio è certamente complessa e i risultati variano profondamente da Paese a Paese.

Se guardiamo ad esempio alla percentuale di quanti hanno dichiarato di aver subito molestie negli ultimi cinque anni oscilliamo dal 21 per cento del Regno Unito al 63 della Finlandia.

In Italia la percentuale è del 48 per cento, la stessa della Germania, sedici punti percentuali in più rispetto alla Francia (32%).

Il dato numerico scende notevolmente se si passa a considerare le vere e proprie violenze a sfondo razziale: la percentuale europea è del 5 per cento con un picco del 14 in Finlandia, maglia nera d’Europa, seguita a ruota da Irlanda e Austria con il 13 per cento. In fondo alla classifica, quindi tra i Paesi con meno episodi di violenza razziale, troviamo il Portogallo (2%) e il Regno Unito (3%).

DISCRIMINAZIONI QUOTIDIANE

Molestie e violenze pur  rappresentando l’aspetto più evidente e preoccupante del fenomeno ne costituiscono però solo la parte maggiormente visibile, la punta  dell’iceberg di un universo fatto di vessazioni – riscontrate da 4 intervistati su dieci – che riguardano tutti gli aspetti della vita: dalla ricerca del lavoro, per cui gli afrodiscendenti si trovano spesso a svolgere compiti sottostimati rispetto al loro titolo di studio, a quella della casa: il 14 per cento degli intervistati ha dichiarato di essersi visto negare un affitto per il colore della sua pelle.

E gli stati come reagiscono?

Questo rappresenta senza dubbio uno degli aspetti ancora da indagare perché se da un lato il direttore dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali evidenzia la “necessità di politiche efficaci e precise da parte degli stati membri e di leggi per assicurare che le persone nere siano pienamente incluse nella società”, dall’altro il ruolo delle forze di sicurezza ed in particolare della polizia non è sempre al riparo dal rischio di discriminazioni.

Un afrodiscendente su quattro ha dichiarato infatti di essere stato fermato almeno una volta dalla polizia negli ultimi cinque anni e, tra questi, quasi la metà (44%) crede che il suo fermo si stato legato proprio da motivazioni etnico razziali. Una percentuale che arriva al 70 per cento in Italia.

La conseguenza di questa mancanza di fiducia nei confronti delle forze dell’ordine ha la conseguenza di frenare l’emersione del fenomeno: sei vittime su dieci dichiarano di non aver denunciato quanto accaduto a nessuna organizzazione ritenendo che questo non avrebbe cambiato nulla (34 per cento dei casi) o per paura della polizia stessa (28%). Con la conseguenza di rendere il fenomeno delle discriminazioni ancor più difficile da scoprire perché nascosto sotto una coperta di silenzio e indifferenza, da cui riaffiora – come ci insegnano i fatti di Macerata – solo in occasione degli episodi più violenti e drammatici.

“Nel 21° secolo non ci sono più scuse”, era la conclusione del direttore dell’Agenzia Michael O’Flaherty, “in Europa la discriminazione razziale e le molestie sono all’ordine del giorno”. Un dato su tutti: un terzo degli intervistati ha dichiarato di aver subito molestie (fisiche o verbali) negli ultimi cinque anni.

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