L’influenza della propaganda russa ad opera del gruppo Wagner e di uomini vicini al Cremlino in Repubblica Centrafricana è al centro dell’inchiesta giornalistica a cui il Parlamento Europeo ha assegnato, mercoledì 19 ottobre, la prima edizione del premio intitolato a Daphne Caruana Galizia.
Il lavoro, frutto di un lavoro sul campo durato oltre un anno, è stato realizzato da due giornalisti francesi – Carol Valade e Clément Di Roma – e ha portato alla realizzazione del documentario “Centrafrique: le soft power russe”, trasmesso dalla TV franco-tedesca Arte e a un reportage per il quotidiano Le Monde.
Dopo diversi mesi di indagini – si legge nel comunicato diffuso dal Parlamento Europeo – i due giornalisti sono riusciti a guadagnarsi la fiducia degli agenti della propaganda russa nella Repubblica Centrafricana, le cui voci non erano mai state ascoltate in precedenza. Senza pregiudizi, il loro documentario offre una testimonianza delle vittime dei mercenari ma anche dei loro sostenitori, per comprendere meglio i metodi di questa presa di potere, facilitata dal risentimento nei confronti della Francia.
A ritirare il premio Carol Valade che ha accettato di rispondere alle nostre domande.
Cosa si prova a ricevere un premio intitolato a Daphne Caruana Galizia?
“Questo è per me un grande onore, ma anche una grande responsabilità perché mi fa pensare a tutti i colleghi che hanno dato la vita facendo il proprio lavoro. Penso all’Ucraina, al Mali ma anche alla Repubblica Centrafricana dove abbiamo svolto questa inchiesta. Qui nel 2018 tre giornalisti russi (Orhan Djemal, Kirill Radchenko e Alexander Rasstorguyev) sono stati uccisi mentre conducevano investigazioni sul coinvolgimento del gruppo di sicurezza Wagner. Quello che abbiamo voluto fare in CAR è stato proprio continuare quello che loro avevano iniziato. In fondo il significato di questo premio per me è anche questo: se uccidi un giornalista ci sarà sempre qualcun altro che continuerà il lavoro”.
Dalla vostra inchiesta emerge un ruolo di gruppi di potere vicini alla Russia impegnati non solo in campo militare, ma anche nella propaganda. Il documentario si apre con una manifestazione pro-Russia nel cuore di Bangui. Pensi che questo sia un modello replicato anche altrove?
“Certamente. Il modello portato avanti da compagnie private come la Wagner poggia su tre pilastri: il primo è ovviamente quello di provvedere alla sicurezza dietro il pagamento di ingenti somme di denaro. Il secondo pilastro è il coinvolgimento in attività estrattive, come le miniere di oro e diamanti. Il terzo – ed è la principale novità – è proprio la propaganda e la disinformazione. Abbiamo raccolto prove di come il gruppo pagasse le persone per partecipare alle manifestazioni: ogni persona riceveva l’equivalente di due euro per mezza giornata”.
Leggi l’intervista completa a cura di Michele Luppi sul sito Nigrizia.it