Il piccolo Zaky e il gigante
el-Sisi: i grandi interessi
economici attorno all’Egitto

Cresce la preoccupazione per la sorte di Patrick Zaky lo studente e attivista egiziano, in Italia per seguire un master all’Università di Bologna, arrestato lo scorso 7 febbraio all’aeroporto del Cairo, dove era appena atterrato con un volo proveniente dal nostro paese.

A lui sono stati contestati i reati di “istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione“.

Secondo gli avvocati della sua famiglia, Zaky è stato arrestato in seguito a un ordine di cattura spiccato nel 2019 ma mai notificato. In detenzione, lo studente sarebbe stato oggetto di pestaggi e torture, tra cui l’elettroshock.

Per capirne di più sulla vicenda di Zaky e sulla realtà delle detenzioni illegali e la repressione in Egitto vi segnaliamo questo interessante approfondimento dell’Ispi. (clicca qui)

Mi limito ad aggiungere alcuni dati che fanno capire quando oggi sia difficile e limitata la possibilità (e, ancor di più, la volontà) di un’azione diplomatica forte nei confronti della autorità egiziane. Le stesse ragioni valgono purtroppo anche per il tentativo di sapere la verità sulla fine di Giulio Regeni.

Partiamo da un’immagine.

Pochi giorni fa il presidente egiziano  Abdel Fatah al-Sisi era sul palco dell’Uk-Africa Summit di Londra dove, a nome dell’Unione africana (di cui era presidente di turno; carica passata pochi giorni fa al presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa), ha raccolto l’invito del premier Boris Johnson sottolineando le grandi opportunità offerte dall’Africa agli investitori internazionali.

Oggi, proprio l’Egitto di al-Sisi, è il primo Paese africano per investimenti diretti esteri ricevuti (qui tutti i dati) per un totale di 6,8 miliardi di dollari ricevuti nel 2018.  La Banca di investimento sudafricana RMB Investment (qui un interessante articolo di Nigrizia) lo mette al primo posto tra i Paesi su cui investire.

Sul fronte commerciale l’interscambio tra Egitto ed Unione europea nella prima metà del 2019 era parti a 14,2 miliardi di dollari con una crescita del 13% rispetto all’anno precedente. Nello specifico si tratta di 9,6 miliardi di dollari di esportazioni europee nel Paese.

Un ultimo dato: secondo quanto riportato dal SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), l’Egitto è stato il terzo importatore di armi al mondo nel periodo 2014-2018 con un volume di importazioni raddoppiato rispetto al periodo 2009-2013.

Numeri che raccontano molto di quello che NON si sta facendo per Zaky (e, prima di lui, per Giulio) e per tanti altri attivisti egiziani.

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