Strage di Cutro: Presidente Mattarella non vada dai morti, vada dai vivi!

Un gioco semplice sul lettone prima della nanna: Giuseppe – 15 mesi – si alza incerto in piedi, stacca per un attimo le mani dalle gambe di mia moglie e, poi, giù in un tuffo a rimbalzare sul materasso. Sul volto una risata. E poi ancora su, alzandosi con fatica e di nuovo giù. Non una, non due, ma tre, quattro, dieci volte.

Tante volte in questi giorni (e non solo oggi) mi sono trovato a pensare alla fortuna che ha Giuseppe e io prima di lui. Perché lui è qui oggi a giocare sul letto mentre altri bimbi sono rinchiusi senza più respiro in una cassa di legno bianca, disposta ordinatamente in fila con decine di altre in un palazzetto dello sport in Calabria.

Perché lui è qui e altri sono persi nel mare o nel deserto, chiusi in uno scantinato per sfuggire alle bombe o in coda per una tazza di té in qualche campo profughi. Perché .. E, permettetemi, qui le grandi domande sul senso del dolore c’entrano poco specie di fronte a chi è vittima di scelte politiche ed economiche ben precise.
Specie per chi è vittima di tragedie annunciate, per fatti che smuovono le coscienze solo perché avvengono a pochi metri dalla costa e non in mezzo al mare…

Quello che sta andando in scena in queste ore rischia di essere il solito, triste, teatrino (che forse anch’io sto alimentando) fatto di lacrime di coccodrillo, compassione a ore, bieco scaricabarile…perché in fondo è sempre colpa di altri (l’Europa, l’opposizione, Frontex, il governo precedente…) perché è più facile piangere un morto che cercare di darsi da fare per chi, nonostante tutto, è riuscito ad arrivare ed ora si trova le porte chiuse in faccia.

Il 2 marzo il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è andato in Calabria per rendere omaggio alle vittime della strage e incontrare i superstiti.

A lei presidente – di cui nutro profonda stima – chiedo: non vada dai morti, vada dai vivi!

Vada a Lampedusa dove l’hotspot è strapieno, vada a Ventimiglia dove ancora si muore di frontiera, vada sulle navi che non vengono fatte attraccare, venga a Como dove decine di minori stranieri non hanno un posto dove stare o a Trieste dove in piazza si curano le piaghe di chi ha sfidato la neve e i boschi sognando il nostro Paese.

Presidente ci dia l’esempio, ci dia una scossa, perché le lacrime nostre e quelle di stato – sole – non servono più.

Michele Luppi

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