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La dichiarazione finale
del Summit di Abidjan:
29-30 novembre 2017

Secondo quanto riportato dal portale Euractiv, solitamente ben informato per quanto riguarda gli equilibri interni alle istituzioni europee, sarebbero state alcune frizioni di termini sul ritorno “forzato” (e non “volontario”) dei migranti e le tematiche sulla salute sessuale in Africa a far slittare di una decina di giorni la pubblicazione della dichiarazione finale dell’Eu-Africa Summit di Abidjan.

In particolare per quanto riguarda il tema dei rimpatri (paragrafo 73) si è trovato questo punto di equilibrio:

“We agree to give preference to voluntary return and reaffirm that all returns must be carried out in full respect of human rights and human dignity”.

A questo link la dichiarazione conclusiva: Abidjan_Summit_final_declaration_Au-Eu

Dieci cose (più una)
che ho imparato al Summit
sulle migrazioni della Valletta

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Punto 1: A volte i giudizi su un evento sono più legati alle nostre aspettative che non alla realtà dei fatti. Davvero qualcuno pensava che l’Unione europea sarebbe arrivata a Malta proponendo i corridoi umanitari per i migranti africani? Ammesso che si riesca a dare una definizione concreta di cosa si intenda con il termine “corridoio umanitario”. Il mio non è cinismo è realismo. L’Europa sta andando, non da oggi, per un’altra strada ed è pura illusione pensare che si possa cambiare visione folgorati sulla via di Malta.

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Eu-Africa Summit:
Se la politica europea
manca di visione

Valletta Summit inaugurazione

“La Valletta non può essere una nuova Tripoli”. Lo ha detto ieri la presidente della Commissione dell’Unione africana, Dlamini Zuma, nel suo intervento all’apertura del Summit de La Valletta sulle migrazioni, con un riferimento non è alla crisi post-Gheddafi, ma ad un analogo incontro del 2006. Allora il tema delle migrazioni era solo uno dei tanti posti sul tavolo dai leader di Africa ed Europa nel tentativo di rilanciare la partnership tra i due continenti. Ne uscì una dichiarazione congiunta sulle migrazioni in cui, per la prima volta, si cercava di promuovere un dialogo comune per affrontare la questione a partire dalla sue cause strutturali.

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