
Due Paesi, due approcci. Usando uno slogan potremmo dire: mentre il Regno Unito fa proclami, Berlino fa affari. Circa un mese fa, il 20 gennaio 2020, si apriva a Londra l’Uk-Africa Summit voluto dal premier britannico Boris Johnson per rilanciare le relazioni tra la Corona e il continente africano in una prospettiva post-Brexit.
Una ventina di delegazioni africane presenti, tante parole, contratti di investimenti firmati (per un valore di oltre 6,5 miliardi di sterline, circa 8,5 miliardi di euro), ma soprattutto la volontà di rilanciare il ruolo politico del governo britannico e quello finanziario della City di Londra*.
Decisamente diverso l’approccio tedesco: poche parole, qualche visita diplomatica in Africa, ma soprattutto una strategia basata sulla penetrazione commerciale delle proprie imprese.
A confermarlo è il sesto Forum Enonomico Germano-Africano in programma martedì 18 febbraio a Dortmund.
Un incontro non tanto politico, bensì economico e commerciale che guarda alle opportunità che il mercato africano ha oggi da offrire soprattutto alle piccole e medie imprese. Il titolo scelto per la giornata è evocativo: “Africa 2020: le imprese tedesche sul sentiero del successo!”.
Secondo i dati di Eurostat nel 2018 la Germania ha esportato in Africa beni per 23 miliardi di euro, risultando al secondo posto tra gli stati dell’Unione europea dietro alla sola Francia (26 miliardi) e davanti a Spagna (19 miliardi) e Italia (18 miliardi).
Il Regno Unito, per intenderci, è ben distante con 9,3 miliardi di euro di esportazioni.


Gli interscambi commerciali di Berlino con il continente si completano con 19 miliardi di importazioni (quarto posto in Europa per volume dopo Spagna, Francia e Italia) che portano la bilancia commerciale a segnare un saldo positivo per 4 miliardi (meglio nell’Ue fa solo il Belgio).

Per darvi un’idea questi sono i dati globali con la Cina a rappresentare il principale partner commerciale del continente.

E l’Italia quale strategia intende percorrere?
Proprio martedì 18 febbraio la viceministro agli Esteri Del Re ha inviato una lettera al direttore del Corriere della Sera dal titolo “Un futuro possibile in Africa” (leggi qui).
La stessa Del Re che, pochi mesi fa, aveva aperto l‘Italia Africa Business Week a Milano promossa, anche in questo caso, da privati. Una realtà piccola, ma interessante e in crescita.
«Come rilanciare l’Africa, caro direttore? – si chiede la Del Re – Cambiando la narrativa uscendo dagli stereotipi orientalisti che ormai appartengono a un passato veramente remoto — siamo già oltre il post-colonialismo! — guardando oltre la prospettiva dei cinque anni, ragionando su quanto siamo interconnessi e interdipendenti e quanto i nostri problemi siano i loro e viceversa, parlando un linguaggio afro-italiano più universale con tutti, sviluppando strategie con le diaspore. L’Italia può e deve farlo: in un processo di sviluppo in cui il ritmo del progresso dell’Africa è accelerato, non possiamo restare indietro proprio noi che abbiamo le qualità per creare partnership solide, oneste e proficue con tutti e per tutti. È ora di mettere l’Africa in prima pagina».
Che sia questa la via italiana? Forse, ma serve crederci molto di più.
Michele Luppi
*Su questo tema vi rimando ad un servizio che ho scritto per il numero di marzo della rivista Nigrizia. Per chiedere una copia (clicca qui)