In principio era Povia e “i bambini fanno ooh”. Ma si sa, l’interesse dell’opinione pubblica per le crisi umanitarie dura giusto il tempo di una stagione, un po’ come i pantaloni a vita alta o come i giochi virali in rete. Sono in prima pagina un giorno, poi in seconda e, via così, nel loro lungo peregrinare verso le pagine centrali di qualche inserto o qualche rubrica on-line per addetti ai lavori.
Non lo scopriamo certo oggi che l’assuefazione dei lettori è il peggior nemico dei media e delle organizzazioni impegnate nella cooperazione internazionale ma, il caso del Darfur, regione del Sudan occidentale, al centro di una delle crisi umanitarie più durature e crudeli del pianeta, è emblematico di come le società di oggi siano capaci di dimenticare. E di farlo in fretta.