Una premessa obbligatoria: per quanto profondamente diverso nei toni – spinti fino all’ostentazione – e fatto salvo per la decisione di chiudere i porti (vera grande novità del governo Lega-M5S) l’approccio del Ministro degli Interni Matteo Salvini alle questioni migratorie non fa che proseguire e portare fino alle estreme conseguenze la linea tracciata dal suo predecessore Marco Minniti: stesso approccio con la Libia, basato sul finanziamento della Guardia Costiera in cambio del blocco delle partenze, stessa volontà di esternazionalizzazione delle frontiere esterne verso Niger e Sudan (ci siamo dimenticati della “naufragata” missione in Niger?). Anche le richieste all’Unione europea, seppur all’interno di una dialettica radicalmente cambiata nelle prospettive (da forza convintamente europeista a forza antisistema, almeno nei toni), vanno nella direzione di una condivisione europea degli sforzi e la proposta di un sistema obbligatorio di ripartizione dei richiedenti asilo in base a quote nazionali.
Italia-Africa: il governo (e Salvini) non buttino quanto
fatto negli ultimi anni
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