“Se la comunità internazionale non ha ancora fatto la propria parte in proposito (…), ciò non toglie che chi riveste ruoli di responsabilità abbia l’obbligo di chiedere: piuttosto che condannare i nostri giovani al gioco degli sfruttatori e dei trafficanti di essere umani, non è meglio individuare vie e strategie per uscire da questa assurda situazione di “non pace e di non guerra”?”.
Sono dure, come forse non lo erano mai state, le parole che i vescovi cattolici dell’Eritrea hanno affidato, il 25 maggio scorso, ad una lettera pastorale diffusa in occasione del 23° anniversario dell’indipendenza del Paese.