Archivi categoria: editoriali

Il Summit Ue-Africa e quel bisogno di guardare al presente senza dimenticare il passato

Kamara, Keita, Mamadou. Mentre un sole che sembra già di primavera mi accarezza il viso cammino tra le lapidi del cimitero di Trabuquet a Mentone. Un luogo davvero unico e suggestivo costruito su delle balze strappate alla montagna sopra la cittadina di confine, a pochi passi da Ventimiglia. Con lo sguardo basso vedo scorrere davanti ai miei occhi i nomi di questi giovani impressi sulla fredda pietra. Sotto il loro nome la data della morte recita 1916, 1917 in qualche caso 1918. In cima alla stele la croce cristiana si alterna alla mezzaluna e alla stella simboli dell’Islam.

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Europa e Africa: Mattarella evoca un gemellaggio «antidoto all’isolamento»

«Il baricentro politico ed economico sembra progressivamente spostarsi dall’Atlantico al Pacifico ed Europa e Africa devono interrogarsi sul proprio futuro e su quale ruolo esse siano chiamate a svolgere».

E ancora:

«Nessuno potrà dire di essere fuori dalla pandemia sino a quando non ne saremo tutti fuori. E questo vale particolarmente per due continenti così vicini e così legati come Africa ed Europa, così prossimi da costituire un’unica regione, unita piuttosto che separata dal Mediterraneo».

Sono queste alcune delle parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della Conferenza ministeriale “Incontri con l’Africa” che si è tenuta lo scorso 8 ottobre a Roma. Un discorso lucido non piegato all’attualità e all’emergenza, ma capace di prospettiva che vi invito a rileggere con attenzione.

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Ecco perché la crisi in Etiopia dovrebbe interessarci (ed essere in prima pagina)

Partiamo da una premessa: ogni guerra, ogni conflitto e ogni vittima dovrebbe interessarci. A maggior ragione se quelle denunciate sono vere e proprie stragi a danni di civili come testimonia il recente rapporto di Amnesty International sugli scontri nella regione del Tigray in Etiopia. Detto questo quanto sta avvenendo nel Paese africano e il rischio di una guerra civile dovrebbe interessarci – come italiani ed europei – per almeno quattro ragioni.

Se non sapete quello di cui stiamo parlando vi consigliamo questo articolo a firma dell’Ispi.

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L’Italia si prepara alla guerra nel Sahel (ma nessuno lo sa)

Sarà per l’attenzione concentrata sul Covid e sui dubbi che riguardano la ripresa della scuola o, più semplicemente, sarà stato il caldo dell’estate e la mente ormai in ferie.

Sta di fatto che è passata nell’indifferenza generale, il 16 luglio scorso, l’approvazione da parte del Parlamento italiano del nuovo decreto missioni che prevede lo stanziamento di un contingente militare italiano in Mali.

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Un mondo di disuguaglianze: tutti le vedono, nessuno fa nulla. “Ma va bene così”

Puntuale come ogni anno, in concomitanza con il Forum di Davos, l’ONG Oxfam ha diffuso il suo rapporto sulle diseguaglianze nel mondo.

I dati che ne derivano sono impietosi ed evidenziano un costante e inesorabile aumento della disparità a livello glogale: la ricchezza globale, in crescita tra giugno 2018 e giugno 2019, resta fortemente concentrata al vertice della piramide distributiva: l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva a metà 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone.

Ovvero i 2.153 miliardari (i vari Jeff Bezos di Amazon, Bill Gates di Microsoft, Warren Buffett di Berkshire Hathaway e Bernard Arnault della mason Louis Vuitton, solo per citare i quattro più ricchi) detengono più ricchezza di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale.

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«Non aiutateci per carità»:
Da Amref 10 consigli per uno sguardo nuovo sull’Africa

Un decalogo – redatto da Ekutsu Mambulu per la nuova campagna di Amref in collaborazione con Associazione Carta di Roma – da leggere e condividere il più possibile perché solo cambiando la comunicazione e il nostro immaginario del continente potremo realmente costruire una nuova relazione tra Africa ed Europa.

Ecco i dieci punti: Continua a leggere

Caro padre Alex Zanotelli: “Rompiamo il silenzio,
ma non solo sulle tragedie”

Sta diventando virale in rete un appello di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano e giornalista, già direttore della rivista Nigrizia e attuale direttore di “Mosaico di Pace”.

Un uomo – per cui nutro una grande stima – capace già venticinque anni fa di portare l’attenzione dell’Italia sulla situazione di Koroghoco, lo slum di Nairobi dove visse per alcuni anni.

Oggi torna a scuotere l’opinione pubblica con un appello rivolto ai giornalisti italiani in cui chiede di “Rompere il silenzio sull’Africa”.

Ci sentiamo di condividere il suo appello, ma con un “ma” che riteniamo essere fondamentale per leggerlo nella giusta prospettiva. Continua a leggere

Consiglio europeo e migrazioni: ecco tutte le novità
(che tanto novità non sono)

Il Consiglio europeo del 28 giugno si è concluso da poche ore. A questo link trovate il testo completo in italiano delle conclusioni. Mi permetto di riportare di seguito i punti che ritengo più importanti accompagnati da qualche piccolo commento.

PUNTO 3:  “…Tutte le navi operanti nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica”.

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Italia-Africa: il governo (e Salvini) non buttino quanto
fatto negli ultimi anni

Una premessa obbligatoria: per quanto profondamente diverso nei toni – spinti fino all’ostentazione – e fatto salvo per la decisione di chiudere i porti (vera grande novità del governo Lega-M5S) l’approccio del Ministro degli Interni Matteo Salvini alle questioni migratorie non fa che proseguire e portare fino alle estreme conseguenze la linea tracciata dal suo predecessore Marco Minniti: stesso approccio con la Libia, basato sul finanziamento della Guardia Costiera in cambio del blocco delle partenze, stessa volontà di esternazionalizzazione delle frontiere esterne verso Niger e Sudan (ci siamo dimenticati della “naufragata” missione in Niger?). Anche le richieste all’Unione europea, seppur all’interno di una dialettica radicalmente cambiata nelle prospettive (da forza convintamente europeista a forza antisistema, almeno nei toni), vanno nella direzione di una condivisione europea degli sforzi e la proposta di un sistema obbligatorio di ripartizione dei richiedenti asilo in base a quote nazionali.

Ma, al di là delle politiche migratorie – perché la relazione tra Europa e Africa è ben più complessa!  – c’è qualcosa che rischia di cambiare in maniera radicale con il nuovo governo.

Mi riferisco al più generale approccio dell’Italia al continente africano.

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Cara Europa se vuoi dialogare con l’Africa devi prima ascoltare (e fare autocritica)

“Dobbiamo iniziare a guardare all’Africa con occhiali africani”. Il presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani, ha utilizzato questa espressione mercoledì 22 novembre nell’emiciclo di Bruxelles introducendo la Conferenza per un nuovo parternariato con l’Africa organizzata ad una settimana esatta dall’Eu-Africa Summit di Abidjan.

Al suo fianco, oltre all’Alto commissario per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini,  c’erano, tra gli altri, il presidente del Centrafrica Touadéra, il ministro degli esteri del Mali, Abdoulaye Diop, e il presidente del Parlamento Panafricano Roger Nkodo Dang. Grande assente il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat, che ha incontrato Mogherini in mattinata per poi lasciare Bruxelles. Continua a leggere