«Non aiutateci per carità»:
Da Amref 10 consigli per uno sguardo nuovo sull’Africa

Un decalogo – redatto da Ekutsu Mambulu per la nuova campagna di Amref in collaborazione con Associazione Carta di Roma – da leggere e condividere il più possibile perché solo cambiando la comunicazione e il nostro immaginario del continente potremo realmente costruire una nuova relazione tra Africa ed Europa.

Ecco i dieci punti:

“Cosa pensi se ti dico Africa?”

1 L’AFRICA NON È UN PAESE
L’Africa è un continente con 54 Stati. Rispettare e rendere conto della complessità di un continente di 1,1 miliardi di abitanti è sicuramente
difficile ma stimolante.
Bisogna contestualizzare il più possibile le informazioni quando si parla di Africa.

2 L’AFRICA NON È POVERA
Il valore monetario delle sue ricchezze minerarie: 46.200 miliardi di
dollari. A rivelarlo nel 2011 in un articolo del giornale “Les Afriques” è
stato l’esperto congolese David Beylard. Con il 12% di questa somma
il continente nero potrebbe da solo finanziare tutte le infrastrutture
di cui ha bisogno. Sta provando a farlo cooperando anche con la Cina.
Lo stereotipo della povertà africana impedisce di conoscere le diverse sfaccettature del cammino attuale e futuro dei Paesi di questo continente.

3 LA CULTURA AFRICANA MERITA RISPETTO
Conviene evitare di veicolare gli stereotipi: le religioni africane non
sono “credenze”

4 COLONIALISMO? UNA BREVE PARENTESI DELLA STORIA MILLENARIA AFRICANA
Dopo l’Egitto Antico, i popoli africani hanno creato altre grandi
civiltà tra cui quello del Mali (1235 d.c – 16 secolo d.c.) dove, nel 1236,
l’Imperatore Soundjatta Keita promulgò la cosiddetta prima Carta dei
diritti dell’uomo, ovvero il “Kouroukan Fouga”.
Conoscere la storia dell’Africa nella sua diversità e ampiezza temporale
è un primo passo per migliorare il racconto del continente.

5 RACCONTARE LE ECCELLENZE AFRICANE È UN BUON RIMEDIO CONTRO GLI STEREOTIPI
L’Africa non è solo immigrazione. In Africa non ci sono solo dittatori,
corruzioni e malattia. La società civile africana è infatti sempre in
movimento. Giovani e artisti esplodono di creatività anche se non
sempre sostenuti dai governi locali. Nel luglio 2018 alcuni giovani
artisti e responsabili dei movimenti civili di diversi paesi hanno lanciato
in Senegal l’Università Popolare dell’impegno cittadino, nell’obiettivo
di mobilitare i giovani e incoraggiarli a prendere in mano il destino
dell’Africa.

6 UN FRENO ALL’EUROCENTRISMO? LA VOCE E LE IDEE DEGLI OPINIONISTI AFRICANI
Gli opinionisti africani offrono commenti e analisi sulla base di
una sensibilità di chi vive direttamente i fatti. Alcune grandi reti di
comunicazione internazionale come la francese Tv5 o l’inglese Bbc,
stanno infatti rinforzando le loro squadre di reporters ed analisti con
professionisti africani scelti localmente.

7 I BAMBINI AFRICANI NON SONO MERCI IN VENDITA
Le immagini dei bambini pubblicate per “colpire alla pancia” spesso
e volentieri violano le norme giornalistiche, in particolare la Carta di
Treviso del 5/10/1990 che condanna questo tipo di comportamenti nel
suo art. 7: “nel caso di minori malati, feriti, svantaggiati o in difficoltà
occorre porre particolare attenzione e sensibilità nella diffusione
delle immagini e delle vicende al fine di evitare che, in nome di un
sentimento pietoso, si arrivi ad un sensazionalismo che finisce per
divenire sfruttamento della persona”.

8 ATTENZIONE ALLE FAKE NEWS SULL’AFRICA
Nel gennaio 2016 è stata, ad esempio, diffusa a livello internazionale,
senza opportune verifiche, la falsa notizia secondo cui il governo eritreo
avrebbe deciso di legalizzare la poligamia costrigendo gli uomini a
sposarsi almeno con due donne.

9 LE IMMAGINI E LA RAPPRESENTAZIONE DEI MIGRANTI
Cinesi, giapponesi, coreani, indiani, africani, arabi sono anche
loro immigrati con tratti “diversamente visibili”. Associare
indiscriminatamente le comunicazioni / articoli sull’immigrazione alle
persone di pelle nera è una forzatura.
Secondo dati Istat 2017, su 5.000.000 di stranieri presenti in Italia,
gli africani subsahariani sono 400.000, cioè meno del 10% degli
immigrati. Inoltre, esistono sempre più neri nati in Italia.

10 AFRODISCENDENTI UN ALTRO MODO DI CHIAMARE LE “SECONDE GENERAZIONI”
Negli ultimi anni è stato molto utilizzato “seconde generazioni” per
denominare i giovani di origini straniere nati o cresciuti in Italia.
Cresce anche l’utilizzo della combinazione “afro-italiani” per
denominare i giovani neri di origine africana.
All’interno delle comunità africane sta tuttavia affermandosi l’utilizzo
del termine “afrodiscendente”.


Il decalogo è parte della campagna di Amref “Non aiutateci per carità”, nata per contribuire a cambiare la narrazione dell’Africa in Italia.

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