Consiglio europeo e migrazioni: ecco tutte le novità
(che tanto novità non sono)

Il Consiglio europeo del 28 giugno si è concluso da poche ore. A questo link trovate il testo completo in italiano delle conclusioni. Mi permetto di riportare di seguito i punti che ritengo più importanti accompagnati da qualche piccolo commento.

PUNTO 3:  “…Tutte le navi operanti nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica”.

Il sostegno politico (ed economico-logistico) alla Guardia costiera libica da parte dell’intero Consiglio, quindi di tutti i 28 Paesi UE, è certamente una elemento tra i più significativi del documento.

PUNTO 5: “Occorre a tal fine un nuovo approccio allo sbarco di chi viene salvato in operazioni di ricerca e soccorso, basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri. Al riguardo, il Consiglio europeo invita il Consigli o e la Commissione a esaminare rapidamente il concetto di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati e con l’UNHCR e l’OIM”.

Sinceramente è un’affermazione molto generica che risponde alle richieste del governo italiano. Difficile immaginare come potrà essere concretizzata vista la ritrosia generalizzata da parte degli stessi Paesi europei ad ospitare centri di questo tipo sul proprio territorio. Più probabile che qualcosa si farà in Africa potenziando i centri della IOM (Organizzazione mondiale per le migrazioni) già attivi in Niger e cercando nuovi Paesi disposti ad ospitarli (Tunisia, Sudan, la stessa Libia). Ma anche qui i Paesi africani sono tutt’altro che ben disposti a fare il lavoro “sporco” per conto dell’Ue. Diciamo che potrebbe restare soltanto un “concetto”.

PUNTO 6: “Tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria, lasciando impregiudicata la riforma di Dublino”.

Tradotto: nessuna rivoluzione in vista! L’approccio europeo alle migrazioni resta pressochè invariato e continuerà a puntare sull’ esternalizzazione delle frontiere esterne cercando la collaborazione degli Stati della sponda sud per il contenimento dei flussi. La richiesta italiana di una condivisione europea degli sforzi si tradurrà semplicemente in qualche soldo in più da destinare alle iniziative europee nel Mediterraneo, in Libia e nei Paesi del Sahel.

PUNTO 7: Il Consiglio europeo conviene l’erogazione della seconda quota dello strumento per i rifugiati in Turchia e al tempo stesso il trasferimento al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa di 500 milioni di EUR a titolo della riserva dell’undicesimo FES. Gli Stati membri sono inoltre invitati a contribuire ulteriormente al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa al fine di rialimentarlo.

Da tempo i leader europei vanno raccontando della necessità di sostenere gli Stati africani coinvolti dai flussi migratori con maggiori contributi. Il Trust Fund era nato al Summit della Valletta del 2015 proprio per questo (per sapere di cosa si tratta vi consiglio questo articolo scritto per Open Migration), ma il suo finanziamento è stato, fin dall’origine, il principale problema di questo strumento finanziario. Il contributo da parte degli Stati membri è minino (ad oggi meno di 400 milioni di euro su un totale di 3,4 miliardi). Il Trust Fund sta praticamente finendo le risorse e gli unici soldi ancora una volta disponibili sono quelle che vengono dal Fondo Europeo per lo Sviluppo. Scelta molto criticata dalle ONG.

PUNTO 8: “Per affrontare alla radice il problema della migrazione è necessario un partenariato con l’Africa volto a una trasformazione socioeconomica sostanziale del continente africano sulla base dei principi e degli obiettivi definiti dai paesi africani nella loro Agenda 2063. (…) Dobbiamo elevare a un nuovo livello la cooperazione con l’Africa in termini di portata e qualità. (…) L’Africa è un nostro vicino: lo dobbiamo affermare intensificando gli scambi e i contatti tra i popoli di entrambi i continenti a tutti i livelli della società civile. La cooperazione tra l’Unione europea e l’Unione africana è un elemento importante delle nostre relazioni. Il Consiglio europeo ne chiede lo sviluppo e la promozione ulteriori”.

Ovviamente parlando di intensificazione degli scambi non si fa riferimento ai visti e ai canali legali di migrazione, vero tema tabù al tavolo del Consiglio europeo.  Più in generale l’Europa mostra acnora un approccio vecchio all’Africa ma per questo vi rimando ad un altro articolo scritto alcuni mesi fa e ancora terribilmente attuale.

Per la cronaca: in questi giorni è in corso il 31° Summit dell’Unione africana. Il presidente francese Macron andrà a fare un discorso alla sessione conclusiva. Porterà le istante dell’Europa o solo della Francia? (la domanda è retorica). Quale attenzione c’è in Europa per quanto avviene realmente nel continente?

Cara Europa se vuoi dialogare con l’Africa devi prima ascoltare (e fare autocritica)

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