Una buona notizia per la salute di 250 milioni di africani. Lo scorso 1° dicembre ad Abuja i rappresentanti di cinque stati dell’Africa occidentale – Nigeria, Benin, Togo, Ghana e Costa d’Avorio – hanno sottoscritto un accordo per vietare l’importazione dei cosiddetti “dirty fuels” (carburanti sporchi) provenienti dall’Europa.
Si tratta di prodotti la cui vendita è vietata nei Paesi dell’Unione europea a causa dell’alta concentrazione di inquinanti che vengono, invece, liberamente esportati nei Paesi africani, approfittando dei più bassi standard di sicurezza.
Una pratica, denunciata nel mese di settembre da un rapporto dell’ONG svizzera Public Eye, che frutta ogni anno milioni di euro alle imprese produttrici. Le analisi svolte durante l’inchiesta su campioni di carburante prelevati nei distributori di benzina di otto Paesi africani hanno mostrato, infatti, contenuti di zolfo fino a 378 volte più elevati di quelli autorizzati in Europa. Sono state trovate anche altre sostante nocive come benzene e idrocarburi policiclici aromatici, a livelli egualmente proibiti dalle norme europee.
Public Eye ha dimostrato come le aziende europee non solo vendono carburante tossico, ma addirittura lo producono mescolando diversi prodotti petroliferi semilavorati ad altre sostanze chimiche al fine di creare ciò che l’industria chiama “la qualità africana”.
Commentando la decisione dei governi africani il capo del programma per l’ambiente delle Nazioni Unite, Erik Solheim, ha dichiarato: “L’Africa occidentale sta mandando un forte messaggio perché non è più disposta ad accettare carburanti sporchi dall’Europa. La decisione di innalzare gli standard per carburanti più puliti, più sicuri e l’introduzione di veicoli meno inquinanti, dimostra che stanno mettendo al primo posto la salute della loro gente”.
Secondo un recente studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Africa è vittima del più elevato aumento di inquinamento dell’aria nelle zone urbane a livello mondiale. Le proiezioni del Consiglio Internazionale per un Traffico Pulito (ICCT) – organizzazione non governativa nata in seguito allo scandalo Volkswagen – prevedono che l’inquinamento dell’aria legato al traffico stradale causerà, entro la fine del 2030, tre volte più decessi prematuri in Africa che in Europa, Stati Uniti e Giappone messi insieme.
“Per venti anni la Nigeria – ha affermato la ministra dell’ambiente, Amina J Mohammed – non è stata capace di affrontare la crisi dell’inquinamento da veicoli a causa dei pessimi carburanti importanti. Oggi stiamo facendo un grande salto verso la limitazione dei contenuti di zolfo nei carburanti da 3000 parti per milione a 50”.
Sul tema è intervenuto anche la ministra Lilianne Ploumen dei Paesi Bassi, il Paese che produce la maggior parte dei carburanti nocivi esportati in Africa occidentale. “Il recente rapporto dell’ONG Public Eye – ha dichiarato – ha reso abbondantemente chiaro che azioni coordinate sono necessarie per fermare questa pratica. Sono veramente grata ai governi dell’Africa occidentale per aver introdotto velocemente standard che aiuteranno l’accesso di carburanti in linea con gli standard europei”.
Parallelamente all’introduzione di questi nuovi livelli di sicurezza, Nigeria, Benin, Togo, Ghana e Costa d’Avorio hanno trovato un accordo per uniformare le produzioni delle proprie raffinerie, sia pubbliche che private, arrivando ad uniformare gli standard qualitativi e di sicurezza entro il 2020.