L’Unione Europea ha compiuto un timido, ma positivo passo verso una maggiore trasparenza del commercio europeo dei minerali.
I parlamentari europei hanno concluso, dopo mesi, i negoziati sulla nuova legge sui cosiddetti “conflict minerals”, un Regolamento che ha lo scopo di garantire che i minerali che entrano nell’Unione Europea non vengano estratti in situazioni di conflitti o violazioni di diritti umani.
Alcune imprese europee coinvolte nel commercio dei minerali saranno, per la prima volta, obbligate ad adottare misure per evitare che la propria filiera produttiva sia collegata ai conflict minerals; tuttavia, una serie di concessioni e scappatoie dell’ultimo minuto potrebbero minare l’impatto del Regolamento, permettendo di esonerare un gran numero di imprese dalla normativa.
La coalizione europea delle organizzazioni della società civile impegnate nella Campagna sui conflict minerals, tra cui FOCSIV e CIDSE, chiedono all’Unione Europea e agli Stati membri di agire responsabilmente affinché queste esenzioni non compromettano gli obiettivi dichiarati dal documento approvato.
“Questo Regolamento è un passo in avanti” ha dichiarato Michael Gibb di Global Witness.“Tuttavia mentre l’Unione Europea ha inviato un segnale forte ad un ristretto gruppo di imprese, in definitiva si fida che molte altre continueranno a regolarsi da sé. Spetta ora a queste imprese dimostrare che questa fiducia è ben spesa e ben meritata; e ci aspettiamo che i nostri legislatori agiscano di conseguenza qualora si verificasse il contrario.”
L’Unione Europea è, oggi, uno dei principali mercati di destinazione per i minerali, sia in forma grezza che lavorata utilizzata per prodotti finiti e semifiniti come computer e telefoni cellulari.
Il Regolamento, che non entrerà in vigore immediatamente, ma solo dopo un periodo di transizione di tre anni, riguarderà le importazioni europee di stagno, tungsteno, tantalio e oro provenienti da tutti i paesi del mondo.
È la prima legge vincolante di questo tipo ad essere veramente globale nel suo campo di applicazione. Tuttavia, mentre gli standard globali sul commercio dei minerali richiedono a tutte le imprese di controllare le proprie catene di approvvigionamento per verificare l’esistenza di conflitti o violazioni di diritti umani, le disposizioni vincolanti dell’Unione Europea riguarderanno solo una piccola parte della filiera.
Al termine dei negoziati gli Stati membri dell’Unione Europea hanno anche ottenuto con successo l’inserimento di una serie di soglie di importazione che ridurranno ulteriormente il numero di soggetti economici coinvolti: un ammontare di minerali pari a milioni di euro potrebbe entrare in Europa senza controllo relativo ai conflict minerals.
Anche alle imprese tenute ad assumere un comportamento dettato dal Regolamento sono state offerte delle scorciatoie con il coinvolgimento in piani industriali accreditati che permettono di esternalizzare i propri obblighi di due diligence.
In vista delle ultime negoziazioni del Trilogo FOCSIV ha inviato una lettera ad alcuni Parlamentari Europei, sottolineando le lacune del Regolamento che ne inficiano l’efficacia, chiedendo loro di mantenere una posizione responsabile in fase di negoziati non scendendo a compromessi che potrebbero minare il carattere ambizioso della normativa.
“Con la previsione dei tre anni di transizione ed i compromessi al ribasso l’Europa volta le spalle a tutte quelle persone che oggi vivono nella Repubblica Democratica del Congo e in molti altri Paesi che non vedranno cambiamenti significativi nelle condizioni di sfruttamento e violazioni di diritti umani in cui versano” ha dichiarato Gianfranco Cattai Presidente FOCSIV. “Naturalmente speriamo ci sia piena responsabilità e diligenza da parte di tutti gli attori nell’applicazione del regolamento; anche FOCSIV e altre organizzazioni della società civile ci saranno, ben consapevoli del nostro ruolo fondamentale nel monitoraggio e nel rafforzamento concreto sul campo della normativa.”
Fonte: Comunicato stampa congiunto Focsiv – CISDE