“Posso essere onesta e dire che non mi aspettavo nulla di tutto ciò, ma pare che Nappytalia riesca sempre ad emozionare”, tanto da riuscire a scaldare – aggiungiamo noi – il cuore delle istituzioni europee.
Evelyne S. Afaawua non trattiene l’emozione per il riconoscimento che ha ottenuto, giovedì 23 settembre, nella sede del Parlamento europeo di Bruxelles dove il progetto Nappytalia è stato premiato con il primo premio nella categoria “social” al “Digital African Woman Conference”, un programma che punta a supportare lo sviluppo di start-up high-tech da parte di donne africane nel Continente o della Diaspora.
Giovani imprenditrici come Evelyne, fondatrice di Afro-Italian Nappy Girls, una community (nata su Facebook ma cresciuta dentro e fuori dal web) che riunisce le ragazze Afro-Italiane, che hanno deciso di abbandonare le stirature chimiche per sfoggiare i loro ricci Afro al naturale con orgoglio. Un risultato che le permetterà di partecipare agli Start Europe awards 2016 dove però, ammette con rammarico, “rappresenterà il Belgio, in quanto loro hanno scovato il mio progetto. Purtroppo è alquanto triste non poter rappresentare l’Italia, ma è così”. Per saperne di più abbiamo raggiunto Evelyne a Bruxelles, via social network ovviamente.
Com’è nata la partecipazione al progetto?
Nasce tutto ad Amsterdam, dove pochi mesi fa ho partecipato con un symposium alla Black Europe Summer school. Lì ho conosciuto una ragazza belga di origine congolese, che mi ha suggerito questo programma digitale per donne africane o afrodiscendenti o della diaspora. Personalmente ero molto riluttante, perché ho sempre paura che la linea imprenditoriale possa sopraffare e coprire il valore etico-sociale del progetto. Dopo aver parlato un po’ insieme mi ha convinto, ma ovviamente non era detto che sarei stata selezionata, né tantomeno che sarei arrivata tra i finalisti, figuriamoci se pensavo alla vittoria”.
Cosa pensi abbia colpito del mondo NappyItalia?
La prima cosa che ha colpito tutti, giudici, investitori e audience, è stato il fatto che arrivassi #allthewayfromItaly… (e mi sa che userò questo hashtag per un po’) perché, come mi ha ricordato un’amica poco fa, in Italia è difficile essere presi seriamente, mentre basta prendere un aereo per trovare qualcuno capace di vedere il potenziale imprenditoriale in un progetto nato da Facebook. Questo è molto triste, ma allo stesso tempo fa capire che quando si scappa dal proprio paese e si và altrove, si scappa per trovare luoghi in cui trovare qualcuno che creda seriamente in ciò che fai. Penso abbia impressionato la determinazione di una ragazza che pur facendo la receptionist e con un’attività avviata, trovi il tempo e la voglia di pagare un corso per giovani donne africane, prenda un aereo per Bruxelles e cerchi di vincere un premio sapendo benissimo che gli altri progetti in gara sono molto ambizioni. Questo per dimostrare che in Italia si può essere donne, afrodiscendenti, imprenditrici e di successo soprattutto…
Un premio che ti ripaga delle fatiche di questi anni?
Il fatto di essere arrivata prima nella mia categoria mi ripaga perché Nappytalia non è conosciuto a Bruxelles. Questo significa che sono riuscita a trasmettere, con un pitch di 3 minuti e mezzo, la nostra idea imprenditoriale. Credo sia un premio che non va solo a me e al mio team, ma ad un intero Paese.
Che consiglio ti sentiresti di dare ad una giovane donna “afroeuropea” che vuole avviare un’attività imprenditoriale?
Se hai un sogno devi essere pronto a seguirlo, corri, vola, fai sacrifici, anteponilo ai tuoi interessi come fosse il tuo stesso figlio. Non importa se un giorno crescerà, perché la cosa più importante non è la destinazione, ma il viaggio”.