Pubblichiamo di seguito alcuni stralci del reportage “Gli africani dei Balcani” pubblicato sul numero di maggio della rivista Nigrizia a firma di Michele Luppi con foto di Vincenzo Bruno. Un tema quanto mai di attualità di fronte allo sgombero del campo di Idomeni. Per acquistare il numero www.nigrizia.it.
Per quanto possa sembra strano non è inusuale incontrate africani lungo la cosiddetta Rotta Balcanica. Seppur la loro presenza rappresenti una piccola percentuale dei circa 850 mila migranti arrivati in Grecia nel corso del 2015 – per il 90% siriani, iracheni e afghani – il loro numero costituisce un elemento importante per comprendere l’elasticità delle rotte migratorie. Una presenza che rischia di sfuggire alle statistiche ufficiali dove i migranti africani si perdono nella colonna delle “altre nazionalità”.
Fanno eccezione i marocchini che, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale delle Migrazioni, hanno rappresentato quasi l’1% degli arrivi in Grecia nel corso dello scorso anno per un totale di 7.716 presenze, seguiti dai somali 0,5% (4301 arrivi da gennaio 2015 a febbraio 2016, secondo i dati UNHCR) e dagli eritrei (948, dato UNHCR).
“Sono arrivato al campo di Idomeni nell’ottobre del 2015 – racconta David Ruggini, volontario italiano – e ho visto passare non solo marocchini, somali ed eritrei ma anche decine di senegalesi, ivoriani, congolesi”.
Una testimonianza confermata dai dati pubblicati dal ministero dell’interno dell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia che, dal 19 giugno 2015 al 17 settembre 2015, ha registrato il passaggio di 357 persone provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo, 220 dalla Nigeria, 164 dal Camerun, 126 dall’Etiopia e 109 dal Sudan.
Un flusso alternativo per gli africani rispetto alla più tradizionale rotta mediterranea o a quella marocchina – attraverso le enclave spagnole di Ceuta e Melilla -, che può essere compresa solo analizzando il ruolo nodale giocato dall’aeroporto Ataturk di Istambul.
E’ da qui infatti che sono transitati i migranti arrivati poi nei Balcani. Un’occasione unica soprattutto per marocchini e tunisini che hanno la possibilità di entrare in Turchia senza bisogno di un visto.
Oggi con la Rotta ormai chiusa (almeno ufficialmente) l’arrivo di africani si è molto ridotto e i pochi rimasti in Grecia cercano di continuare la loro marcia passando “illegalmente” a piedi per le montagne o alimentando il florido mercato dei trafficanti.