Una conferma ufficiale di quella “che potrebbe essere una delle più gravi tragedie del Mediterraneo degli ultimi 12 mesi” è arrivata nelle scorse ore dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
L’agenzia delle Nazioni Unite in un comunicato stampa (che pubblichiamo di seguito) sottolinea come “fino a 500 persone potrebbero aver perso la vita nel naufragio di una grande imbarcazione, affondata in un luogo non definito tra la Libia e l’Italia” tra il 15 e il 16 aprile scorso.
Una tragedia che tocca ancora da vicino l’Africa. A scorrere le nazionalità dei 41 superstiti (23 somali, 11 etiopi, 6 egiziani e 1 sudanese) si può intuire come fossero africani anche la maggior parte dei dispersi.
“I sopravvissuti – si legge nel comunicato – ci hanno detto che erano parte di un gruppo di 100-200 persone partito la settimana scorsa da una località vicino a Tobruk, in Libia su un’imbarcazione lunga circa 30 metri.Dopo diverse ore di navigazione, i trafficanti hanno cercato di trasferire le persone su un’imbarcazione di maggiori dimensioni che già aveva a bordo centinaia di persone e che quindi era in condizioni di terribile sovraffollamento. Durante il trasferimento, ad un certo punto l’imbarcazione più grande si è capovolta ed è affondata”.
Ginevra, 20 Aprile 2016
Martedì, un team dell’UNHCR ha incontrato i sopravvissuti di quella che potrebbe essere una delle più gravi tragedie che vede coinvolti rifugiati e migranti degli ultimi 12 mesi. Se confermato, fino a 500 persone potrebbero aver perso la vita nel naufragio di una grande imbarcazione, affondata nel Mar Mediterraneo in un luogo non definito tra la Libia e l’Italia.
I 41 sopravvissuti (37 uomini, 3 donne e un bambino di tre anni) sono stati tratti in salvo da una nave mercantile e portati a Kalamata, nella penisola greca del Peloponneso, il 16 aprile. Tra le persone salvate ci sono 23 somali, 11 etiopi, 6 egiziani e 1 sudanese.
I sopravvissuti ci hanno detto che erano parte di un gruppo di 100-200 persone partito la settimana scorsa da una località vicino a Tobruk, in Libia su un’imbarcazione lunga circa 30 metri.
Dopo diverse ore di navigazione, i trafficanti hanno cercato di trasferire le persone su un’imbarcazione di maggiori dimensioni che già aveva a bordo centinaia di persone e che quindi era in condizioni di terribile sovraffollamento. Durante il trasferimento, ad un certo punto l’imbarcazione più grande si è capovolta ed è affondata.
Tra i 41 sopravvissuti ci sono persone che non erano ancora salite sull’imbarcazione più grande ed altre che sono riuscite a tornare a nuoto sull’imbarcazione più piccola. Queste persone sono rimaste in mare alla deriva per almeno tre giorni prima di essere individuati e tratti in salvo il 16 aprile.
L’UNHCR ha incontrato i sopravvissuti nello stadio locale di Kalamata dove sono stati accolti in via temporanea dalle autorità locali, mentre vengono completate le procedure di polizia.
L’UNHCR continua a chiedere che siano garantiti canali regolari per l’ammissione di rifugiati e richiedenti asilo in Europa, inclusi programmi di reinsediamento e di ammissione umanitaria, di ricongiungimento familiare, sponsorizzazioni private e visti per motivi di studio e di lavoro. Questi canali sono volti a ridurre la domanda di trafficanti di persone e le pericolose traversate via mare.