Nel giorno in cui il CPSA (Centro di primo soccorso e assistenza) di Pozzallo diventava a tutti gli effetti il terzo Hotspot siciliano l’ennesima denuncia investiva il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo in Italia. Ci troviamo nello specifico ad Agrigento dove tra il 14 e 15 gennaio decine di migranti – raggiunti da provvedimenti di respingimento differito -venivano abbandonati nei pressi della Stazione di Aragona Caldare.
“Si è ormai definita la prassi – scrive in una lettera Valerio Landri, direttore del Centro per la Carità dell’arcidiocesi di Agrigento – di accompagnare i migranti (in arrivo a Porto Empedocle e destinatari di un provvedimento di respingimento differito) presso stazioni dei treni o dei bus perché adempiano volontariamente all’invito a ritornarsene in patria entro il termine di 7 giorni”.
Il provvedimento di respingimento differito (ai sensi dell’art. 10 comma 2 del T.U. n.286 del 1998) è applicato a quei migranti che, al loro arrivo, nel compilare il cosiddetto “foglio notizie” presentato dalle autorità, segnalano tra le motivazioni del loro viaggio quella “economica”. Una risposta – spesso data senza assistenza e la dovuta comprensione della procedura – in base alla quale le autorità fanno automaticamente una distinzione tra “migranti economici” e potenziali “richiedenti protezione internazionale”. Nei fatti proprio quella distinzione che è chiesta dall’Unione europea ai nuovi Hotspot.
Questa prassi si sta sempre più diffondendo nonostante una recente circolare del Ministero dell’Interno, rivolta alle Prefetture e ai Capi delle polizie, ribadisca il diritto soggettivo alla richiesta di protezione e le garanzie di informazione, tutela legale ed interpretariato che spettano ad ogni richiedente asilo.
Scelte che non fanno altro che alimentare situazioni di precarietà. Riferendosi al caso di Agrigento Landri si chiede “dove sia l’opportunità e quali siano le motivazioni che spingono le Istituzioni ad abbandonarli nelle stazioni dell’entroterra pur sapendo perfettamente che non sarà loro possibile prendere il treno senza un biglietto che certamente non potranno acquistare”.
“È poi verosimile – continua il direttore del Centro per la Carità – che, dopo aver attraversato deserto, violenze di ogni tipo e aver rischiato la morte, i migranti decidano di rientrare volontariamente in patria? Con quali soldi, poi? Sono ormai a centinaia le persone transitate dalla nostra provincia, respinte e ormai ufficialmente clandestine senza diritti”.
* Puoi leggere il testo integrale della lettera dal sito internet della Caritas di Agrigento. Per seguire le notizie relative all’accoglienza dei richiedenti asilo in Sicilia vi consigliamo il portale Sicilia Migranti, curato dall’Associazione Borderline Sicilia onlus, e il blog Diritti e Frontiere di Fulvio Vassallo Paleologo.