Oxfam verso il forum di Davos:
«la lotta alle disuguaglianze
parte dai paradisi fiscali»

 

Khartoum

La crisi della disuguaglianza globale sta raggiungendo valori estremi mai toccati prima: oggi nel mondo 62 super-ricchi detengono un ammontare di ricchezza equivalente a quella di metà della popolazione, in Africa subsahariana 17 miliardari vivono al fianco di più di 388 milioni di persone in condizioni di estrema povertà, in Europa 123 milioni di cittadini, un quarto della popolazione, sono a rischio di povertà ed esclusione sociale, mentre il top-1% detiene un terzo delle ricchezze del continente.

E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto di Oxfam – pubblicato alla vigilia del Forum economico mondiale di Davos (20-23 gennaio) – in cui l’organizzazione ha presentato Sfida l’ingiustizia, una nuova campagna per agire con urgenza contro l’aumento vertiginoso della disuguaglianza, partendo da un primo passo: la messa al bando dei paradisi fiscali.

Oxfam ha calcolato che:

• Nel 2015 appena 62 persone possedevano la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, ossia la metà più povera della popolazione mondiale. Solo nel 2010 erano 388.

• La ricchezza delle 62 persone più ricche è aumentata del 44% dal 2010 ad oggi, con un incremento pari a oltre 500 miliardi di dollari ($ 542), arrivando a 1.760 miliardi di dollari.

• Nello stesso periodo la ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale si è ridotta di poco più di 1.000 miliardi di dollari, –una contrazione del 41%.

• Dall’inizio del secolo ad oggi la metà più povera della popolazione mondiale ha ricevuto soltanto l’1% dell’incremento totale della ricchezza globale, mentre il 50% di tale incremento è andato all’1% più ricco.

• Il reddito medio annuo del 10% più povero della popolazione mondiale è cresciuto di meno di 3 dollari all’anno nell’arco di quasi un quarto di secolo, ovvero meno di un centesimo al giorno.

BastaConIParadisiFIscali1-300x300“Nonostante i leader mondiali abbiano dichiarato in più occasioni la necessità di contrastare la disuguaglianza – spiegano da Oxfam – , il divario tra i più ricchi e il resto del mondo è drammaticamente cresciuto negli ultimi 12 mesi. Le previsioni di Oxfam, secondo cui l’1% della popolazione mondiale avrebbe posseduto più del restante 99% entro il 2016, si sono confermate con un anno di anticipo”.

A livello globale gli investimenti offshore dal 2000 al 2014 sono quadruplicati, e si calcola che 7.600 miliardi di dollari di ricchezza di privati individui (una somma equivalente ai tre quarti della ricchezza netta delle famiglie italiane nel 2015) sia depositato nei paradisi fiscali. Se sul reddito generato da questa ricchezza venissero pagate le tasse, i governi avrebbero a disposizione 190 miliardi di dollari in più ogni anno. Un’altra stima eloquente mette in risalto come il 30% della ricchezza dell’intero continente africano sia depositato su conti offshore per un ammontare complessivo di circa 14 miliardi di dollari all’anno in mancate entrate fiscali. Con una tale somma in Africa si potrebbero assicurare servizi sanitari che salverebbero 4 milioni di bambini ogni anno e retribuire un numero di insegnanti sufficiente a consentire a tutti i bambini del continente africano di andare a scuola.

“L’elusione fiscale delle multinazionali ha un costo per i paesi in via di sviluppo stimato in 100 miliardi di dollari all’anno, ed ha un impatto importante anche nei paesi OCSE come l’Italia. Il Governo Italiano può agire per porre fine all’era dei paradisi fiscali, sostenendo a livello nazionale e in Europa una serie di misure. Per le imprese multinazionali sono necessari maggiore trasparenza e approcci comuni da parte degli stati. Sosteniamo quindi l’obbligo di rendicontazione pubblica in ogni paese in cui le multinazionali UE operano (country-by-country reporting), e un modello vincolante di tassazione unitaria nella UE perché le tasse siano pagate laddove l’attività economica si svolge realmente”, ha dichiarato Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia.

La disuguaglianza economica estrema ha infatti un grande impatto nella riduzione della povertà, che rimane una sfida prioritaria della comunità internazionale. Dal 1990 al 2010, anche se il numero di poveri assoluti si è ridotto, il reddito medio annuale del 10% più povero della popolazione mondiale è cresciuto di meno di 3 dollari all’anno negli ultimi 24 anni –  vale a dire meno di un centesimo al giorno. Se la disuguaglianza non fosse aumentata all’interno dei paesi tra il 1990 e il 2010, 200 milioni di persone in più sarebbero definitivamente fuori dalla povertà estrema.

Scarica il rapporto di Oxfam 

 

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