Referendum in Congo:
le parole di Hollande
accendono la polemica

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E’ tornata la calma a Brazzaville dopo gli scontri dei giorni scorsi, ma la tensione resta alta in tutta la Repubblica del Congo in vista del referendum costituzionale che, domenica 25 ottobre, potrebbe aprire le porte ad un terzo mandato del presidente Denis Sassou Nguesso  (al potere da 32 anni).

A far discutere, in queste ore, sono le parole del presidente francese Hollande che, in una conferenza stampa a Parigi, ha difeso il “diritto del presidente Nguesso di consultare il suo popolo”. Hollande ha anche aggiunto che, una volta consultato il popolo, sarà compito di Nguesso, così come di ogni altro presidente, “rispettarne la volontà”.

«Le président Sassou peut consulter son peuple, ça fait partie de son droit, et le peuple doit répondre », a répondu le chef de l’Etat français, pour immédiatement ajouter : «Ensuite, une fois que le peuple aura été consulté, cela vaut d’ailleurs pour tous les chefs d’Etat de la planète, il faut toujours veiller à rassembler, et à respecter et à apaiser».

Dichiarazioni che non sono piaciute alle forze di opposizione e ad alcuni movimenti della società civile scesi in piazza per protestare contro l’indizione del referendum che, a quanto sostengono, non sarebbe nelle prerogative presidenziali.

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Violenti scontri si sono registrati tra i manifestanti e le forze di polizia nella giornata di martedì 20 ottobre, sia a Brazzaville che nella città di Pointe-Noire: il bilancio, secondo il ministero dell’interno, è di quattro morti; una cifra che sale a venti secondo quanto dichiarato dall’opposizione che ha denunciato l’utilizzo di armi “letali” per disperdere i manifestanti.

I rappresentanti congolesi dell’alleanza “Tournons La Page” (TLP), una rete di cittadini europei e africani (con sedi in Belgio, Camerun, Congo-Brazzaville, Gabon, Francia e RD del Congo)  che si battono per i diritti umani e la democrazia, hanno espresso perplessità nei confronti delle parole di Hollande e del referendum di domenica. Parole che – sostengono – sarebbero in contrasto con quanto affermato dallo stesso presidente francese al Summit della Francofonia di Dakar nel 2014.

In quell’occasione Hollande aveva manifestato il suo apprezzamento nei confronti del popolo Bukinabé sceso in piazza per protestare contro il progetto di riforma costituzionale voluto da Blaise Compaoré: “Il popolo del Bukina Faso ha dato una bella dimostrazione”.

“Mais aussi ce qu’a fait le peuple burkinabé doit faire réfléchir ceux qui voudraient se maintenir à la tête de leur pays en violant l’ordre constitutionnel. Parce que ce sont les peuples qui décident. Ce sont les élections qui permettent de savoir qui est légitime et qui ne l’est pas”.

Secondo quanto riportato da TLP, dato il clima di violenza che si respira in Repubblica del Congo, “non si può considerare il referendum di domenica come una consultazione popolare”. Dubbi vengono espressi anche nei confronti della libertà e della trasparenza del processo elettorale. Da qui l’auspicio di arrivare presto all’apertura di un dialogo veritiero che tenga conto del “rispetto dell’integrità fisica e delle libertà dell’opposizione politica”.

Tra le voci critiche nei confronti di Hollande anche l’associazione francese Survive che ha condannato il rinnovato sostegno della Francia al presidente Nguesso “allo scopo di preservare altri interessi, di natura economica e strategica”. Un appoggio che continua “anche in questo momento in cui i congolesi muoiono sotto i proiettili del regime”.

A poche ore dalla conferenza stampa il presidente francese ha provato a correre ai ripari. In una nuova dichiarazione, rilasciata nel pomeriggio di giovedì 22 ottobre, ha invitato Nguesso a placare gli animi. “Abbiamo inviato diversi messaggi a Sassou – ha proseguito -, ma non ci ha ascoltato. Si è deciso a correre per un terzo mandato. Così vediamo cosa succederà”.

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