Leggi la mini-guida agli Epa: i nuovi accordi economici tra Africa e Europa

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Il dibattito sugli Accordi di partenariato economico tra Africa ed Europa – i cosiddetti EPAs – è aperto e noi di africaeuropa ci sentiamo in dovere di provare ad affrontare un tema tanto complesso quando importante per il futuro delle relazioni tra i due continenti. Un tema che è stato purtroppo snobbato e dimenticato dalla maggior parte dei media italiani, nonostante la recente scadenza del 1 ottobre 2014.

LEGGI L’APPROFONDIMENTO “EPA: BENEDIZIONE O CONDANNA?”

Cosa sono gli EPA?

Gli Economic Partenership Agreements (EPA) sono l’ultimo di una lunga serie di accordi commerciali ed economici che legano i Paesi dell’Unione europea agli Stati di Africa, Caraibi e Pacifico (ACP) a partire dalla convenzione di Lomé del 1975 (un precedente accordo tra Stati africani e la nascente Comunità economica europea era stato firmato a Yaoundé nel 1963).  Nella pratica, gli Stati europei, garantivano – unilateralmente – l’accesso senza alcun tipo di dazio ai prodotti provenienti da Paesi ACP nel mercato europeo. L’obiettivo – dei firmatari – era favorire lo sviluppo dei Paesi coinvolti, in gran parte ex colonie, anche se non è da sottovalutare l’importanza di mantenere questi Paesi economicamente e politicamente legati all’Europa, garantendo l’approvvigionamento di materie prime necessarie alle industrie del Vecchio continente.

Nei successivi anni la convenzione di Lomé è stata più volte rivista fino alla firma, nel 2000, della convenzione di Cotonou che prevedeva la creazione di aree regionali di libero scambio che si sarebbero dovute progressivamente aprire al commercio senza barriere tariffarie con l’Unione europea. Questo prevedeva la sottoscrizione di nuovi accordi economici che rispettassero le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO): a partire dal principio di reciprocità tra le parti e dalla cancellazione di ogni forma di accordo preferenziale che fosse concesso in via esclusiva ad alcune Paesi e non a tutti, come previsto invece dalla clausola della Nazione più favorita.

La mappa dei Paesi ACP

La mappa dei Paesi ACP

Il cammino degli EPA e le sue ricadute

I negoziati sono partiti nel 2002 e si sono conclusi, per tre regioni africane su cinque, solo nel corso del 2014, dopo che l’Unione europea aveva minacciato di togliere le agevolazioni tariffarie ai prodotti africani venduti in Europa se non si fosse arrivati alla firma entro il 1° ottobre 2014.

Per completezza bisogna però precisare come l’introduzione di dazi per l’accesso al mercato UE non è comunque prevista – indipendentemente dalla ratifica o meno degli EPA – ai Paesi che rientrano nella lista dei Least-developed countries (LDCs), ovvero i Paesi più poveri, per i quali – all’interno dell’iniziativa “Everything but arms” – è prevista un trattamento preferenziale. Questo ha creato particolari problemi nella stipulazione dell’accordo tra Ue e EAC (Comunità dell’Africa orientale) perché in questo gruppo solo un Paese – il Kenya – non figura tra i Paesi LDCs e quindi è l’unico Paese ad aver perso, a partire dal 1° ottobre, l’accesso senza dazi al mercato Ue.

Ciò non toglie che, anche i Paesi LDCs inseriti negli EPA, devono impegnarsi ad aprire progressivamente i propri mercati ai prodotti europei.

Chi ha firmato gli EPA e cosa prevedono?

Sono tre le unioni regionali che hanno già siglato gli EPA:

ecowas_logo_208503802L’accordo siglato con il West Africa (15 Paesi aderenti all’ECOWAS a cui si aggiunge la Mauritania) prevede la progressiva liberalizzazione del 75% del mercato interno nei prossimi 20 anni. Nell’intesa è stata prevista anche l’inclusione di un pacchetto per lo sviluppo della regione del valore di 6,5 miliardi di euro che verrà messo a disposizione nei prossimi 5 anni attraverso l’European Development Fund.

Nel 2013 il valore dello scambio commerciale tra Paesi Ue e dell’Africa occidentale era di 68,7 miliardi di euro: di questi 38 miliardi era il valore delle importazioni nell’Ue e 30 miliardi il valore dei prodotti europei che arrivano su mercati africani.

Per quanto riguarda il SADC EPA group gli scambi commerciali si attestavano a 64 miliardi di euro di cui 21,6 di importazioni nell’UE e 27 miliardi di esportazioni dall’Europa verso l’Africa australe. L’accordo è stato siglato il 15 luglio 2014 da sei Paesi (Botswana, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sudafrica e Swaziland) con la possibilità per l’Angola di essere inserito in un secondo momento.

EAC-flagsPiù indietro i Paesi dell’Africa orientale appartenenti all’EAC: qui lo scambio commerciale si ferma a 5,6 miliardi di cui 2,1 di importazioni Ue e 3,5 di esportazioni europee in Africa. L’accordo è stato raggiunto solo il 14 ottobre 2014, due settimane dopo la scadenza fissata dall’Ue al 1° ottobre, e prevede l’impegno alla liberalizzazione dell’82,6% di tutti i prodotti importanti dall’Unione europea entro il 2033.

Questo ha fatto si che il Kenya (unico Paese del gruppo a non far parte dei paesi LDCs) fosse il solo paese a perdere il libero accesso al mercato Ue per i propri prodotti. Diritti che potrà riacquistare a seguito dalla firma del 14 ottobre.

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