È stato definito dalla critica il “Maigret d’Africa”, ma Moussa Konaté, scrittore del Mali, tradotto in pochissimi volumi in italiano, forse più abilmente del suo predecessore francese è riuscito a rendere l’atmosfera dell’ambientazione dei suoi romanzi.
Scomparso lo scorso novembre , Moussa Konaté (Kita 1951 – Limoges 30 novembre 2013), ha insegnato alla École Normale Supérieure di Bamako ed è stato il direttore della Association Étonnants Voyageurs Afrique (Amazing Travellers Africa Association) e, insieme a Michel Le Bris, l’organizzatore del Festival Étonnants Voyageurs, una fiera libraria internazionale.
I suoi gialli immergono nella cultura africana, nella quotidianità delle relazioni, danno piccoli assaggi delle superstizioni, della mentalità, dei gesti.
In “L’assassino di Banconi” (Del Vecchio editore, 2010) l’autore presenta la sua coppia investigativa, il commissario Habib e l’ispettore Sosso, alle prese con un delitto nel mezzo del quartiere periferico di Banconi nella capitale Bamako.
All’inizio i delitti sembrano collegati in modo atipico e lasciano spiazzati i due poliziotti, che oltre a far luce sulla vicenda si devono muovere con attenzione per non “schiacciare i piedi” ai personaggi di spicco del quartiere.
Il romanzo tiene con il fiato sospeso fino in fondo e regala proprio un piccolo spaccato della vita del quartiere povero di una grande città, della superstizione popolare, della gerarchia non solo istituzionale, ma anche famigliare e di casta.
BENEDETTA MUSUMECI per Africaeuropa
* Ci auguriamo che il primo anniversario della sua morte (il prossimo 30 novembre) possa essere per molti l’occasione per riscoprirne la figura, nella speranza che qualche editore voglia ripubblicarne le opere, non sempre facili da trovare.