Mezzo pieno o mezzo vuoto? Serve realismo per raccontare l’Africa in movimento

bicchiereIl dibattito tra afrottimisti e afropessimisti è vecchio quanto il dilemma sul bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, sulla nascita dell’uovo o della gallina.

3d39ab6cover25089A fare piazza pulita di queste visioni e a riconsegnare le dinamiche africane ad un realismo più adeguato a raccontarne la complessità e le sfumature, arriva in Italia il libro Africa, un continente in movimento (Il Mulino, 180 pagine, 18 euro) scritto a quattro mani da due economisti italiani, Federico Bonaglia e Lucia Wegner.

Quella che percorrono gli autori è una terza via – afrorealista – che partendo dall’analisi dei dati prova a  “comporre una narrativa sull’Africa meglio corrispondente alla realtà”, sfidando un afropessimismo “per molti versi, inaccurato e obsoleto”.

Fin dalle prime pagine del volume traspare, infatti, l’idea di un continente profondamente trasformato negli ultimi anni e ancora in rapido “movimento”.

Basta poco per comprenderlo:  le esportazioni aumentate di tre volte e mezzo dal 2000 al 2010; gli Investimenti diretti esteri passati dai 9,7 miliardi di dollari del 2000 a 49,7 nel 2012 e un tasso di crescita stimato per il 2014-2015 del 5,4% (valori che l’Europa può solo sognare).

Un cambiamento che non è privo di contraddizioni se pensiamo come, nonostante la crescita, i 54 Paesi del continente contribuiscano solo al 2,8% del PIL mondiale (dati 2012).

Nigerian Workers Construct Petrol TankersL’Africa è il continente in cui si sta affermando una nuova generazione di imprenditori e dove sta emergendo una nuova classe media, ma è anche il continente da cui si continua ad emigrare: un laureato africano su 8 vive in un Paese OCSE e un medico nato nell’Africa sub sahariana ogni tre vive all’estero.

Da qui – ribadiscono Bonaglia e Wegner – la grande sfida della riduzione delle disuguaglianze  “perché la crescita è una condizione necessaria, ma non sufficiente per promuovere lo sviluppo”.

Per farlo è necessario partire dallo sviluppo agricolo, elemento chiave in un continente che detiene la maggior parte delle terre coltivabili a livello globale, ma in cui la  “la produttività dei campi è ancora la più bassa del mondo”. Senza tralasciare l’educazione, l’imprenditorialità e il buon governo (lotta alla corruzione e non solo).

Un percorso che chiama in causa anche le potenze internazionali: non solo la “vecchia” Europa, gli Stati Uniti e la “nuova” (che poi tanto nuova non è) Cina, ma anche India, Brasile, Malesia, Turchia, Giappone e i Paesi del Golfo. Tutti interessanti alle opportunità che il continente ha da offrire.

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Ed è proprio nell’affrontare il ruolo della Cina, al centro negli ultimi anni di accese discussioni, che gli autori dimostrano ancora una volta il loro approccio realista:  “Ora – scrivono – è necessario uscire da questo dibattito sterile, per analizzare come sfruttare al meglio l’aiuto cinese a beneficio della popolazione africana”.

Questi sono solo alcuni degli spunti di riflessione contenuti nel volume che ci sentiamo di consigliare soprattutto – ma non solo – a quanti si stanno avvicinando alla realtà africana.

Se c’è un limite nella trattazione di Bonaglia e Wegner è la mancanza di distinzione tra le differenti aree regionali. Un limite manifestato dagli stessi autori che ammettono come “un dato aggregato sulla crescita maschera una grande variabilità di esperienze e progressi a livello di Paese”.

Il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy e la presidente della Commissione dell'Unione Africana Nkosazana Dlamini Zuma

Il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy e la presidente della Commissione dell’Unione Africana Nkosazana Dlamini Zuma

Una scelta, dovuta probabilmente alla necessità di realizzare un volume che fosse agile,  a cui cercano di porre rimedio presentando brevi schede su alcuni casi studio. Nel volume non può ovviamente mancare un riferimento all’Unione europea che resta il principale partner commerciale del continente.

A riguardo il giudizio più autorevole e lapidario arriva dalla prefazione firmata da Romano Prodi:

“Nonostante ostacoli e diversità , l’Africa del futuro è una grande opportunità per tutto il mondo. A questa affermazione si deve tuttavia accompagnare l’osservazione che l’Europa, pur essendo il più grande donatore e pur avendo legami economici assolutamente unici nei confronti del suo gigante vicino, non sembra essere in grado di elaborare una politica capace di interpretarne il futuro. Questo tuttavia non è un problema africano ma solo il frutto della nostra incapacità di interpretare i segni dei tempi”.

Un’ incapacità che speriamo, libri come questo, aiutino a colmare.

Con un tocco di sano realismo.

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