Ci sono 16 paesi africani tra le 50 migliori destinazioni turistiche in espansione nei prossimi dieci anni. E’ quanto risulta dall’analisi stilata da Lovehomeswap a partire dagli ultimi dati del Consiglio mondiale del viaggio e del turismo (World Travel and Tourism Council, Wttc) sulla crescita del turismo nel panorama internazionale.
In cima alla ‘top 50’ figura la Namibia, seguita da Zambia, Angola e Gabon, rispettivamente terzo, quarto e sesto. Seguono poi Capo Verde, il Camerun, la Tanzania, il Mozambico, lo Zimbabwe e persino la Repubblica Democratica del Congo, al 27° posto.
Per parlare di turismo, africaeuropa ha chiesto un contributo ad Alessio Quatrini, viaggiatore amante dell’Africa e fondatore del sito www.ospitiinafrica.com
Quando penso alla parola “turista” non mi entusiasmo mai, cerco di cambiarla anche nella conversazione quotidiana, forse è la fonetica che non piace ai miei orecchi, oppure per snobismo o ancor meglio voglia irrefrenabile di esotismo parlo sempre di “viaggio” di “viaggiatore”, che molto di più esprime una continua idea di movimento e forse richiama lontanamente quelli che furono gli eroi dell’avventura ottocentesca in terra africana, da Pietro Savorgnan di Brazzà a Romolo Gessi.
Il turista è la figura propria del villaggio vacanze, con il braccialetto al polso, che in Africa si trasforma in un personaggio vestito di color cachi, novelli esploratori con lo sponsor delle migliori marche d’abbigliamento sportivo in vista, e soprattutto quel che è peggio ha sostituito i fucili a retrocarica di fine 800 con gli obiettivi indiscreti, invasivi, maleducati delle modernissime macchine fotografiche.
Eppure, nonostante il mio evidente disprezzo io stesso sono un turista e non un viaggiatore, e, probabilmente anche più peccatore poiché cerco di confutare la mia natura in tutti i modi: per usare un paragone forse troppo complesso, sono come colui che nasce da una famiglia cattolica, riceve un’educazione cattolica, arriva alla cresima, e poi per voglia di stupire se stesso e gli altri, si inventa un’altra religione da pregare. Ma Dio è Dio, o ci credi o non ci credi, se nasci in Italia hai studiato la Bibbia e il Vangelo, non il Corano o i Veda, conosci la storia di Gesù non quella di Maometto, la tua cultura è lontana.
Quindi se nasci a Roma nel ventesimo secolo non ti puoi inventarti intrepido viaggiatore esploratore alla ricerca delle sorgenti del Nilo, salvo eccezioni naturalmente.
Per quanto ti puoi sforzare, in Africa il turista è l’elemento sbagliato del paesaggio: basta sfogliare un album fotografico e l’uomo occidentale non compare mai.
Il turista in Africa rimane sempre a guardare (se non fotografa), non partecipa: non mangia il cibo locale e se lo fa vuole coltello e forchetta, beve l’acqua in bottiglia di plastica, si spruzza costantemente l’Autan sulla pelle, timoroso di strane e misteriose malattie che lo minacciano, alcuni, in un delirio igienista sterilizzano le mani con l’amuchina e cercano di eludere una sincera stretta di mano.
Il popolo d’Africa, invece, mostra un eccessivo riguardo verso il turista, o l’uomo bianco nello specifico, mostrando spesso una riverenza che sembra l’ultima scia del colonialismo.
Ma, con estrema dignità, conserva le proprie abitudini che spesso esasperano la pazienza labile del turista: quindi gli appuntamenti diventano puramente indicativi, i ristoranti prima prendono gli ordini poi vanno a fare la spesa ed infine si dedicano alla cucina, gli autobus partono quando sono pieni, il tempo viene così scandito dal sorgere del sole, dal mezzogiorno e dal tramonto piuttosto che dall’orologio.
Tuttavia fin qui ho appena descritto situazioni proprie di quei viaggi turistici definiti “avventurosi” , che almeno promuovono un minimo di imprevedibilità, di scambio umano con la popolazione locale; di quei viaggi promossi dai grandi marchi del turismo nemmeno scrivo, sono tutti uguali, perfettamente garantiti: quindi salite sull’aereo senza preoccupazioni, non importa se state andando in Africa, in Asia o in Oceania, come sulla scena di un teatro cambia la scenografia e gli attori (animatori in questo caso) sono pressappoco gli stessi.
Nonostante la mia utopica critica di questi strani tempi, dove tutto corre freneticamente, l’Africa è la tranquillità, il tempo fermo, se ne sta al centro del pianeta Terra come una grossa bistecca stabile: l’Africa è il luogo dove riscopro l’umanità nella sua antica purezza, quasi primitiva. La natura che straborda, non ha confini, i grandi spazi, le fresche e rumorose notti in tenda, e lassù un manto infinito di stelle.