Dopo mesi di attesa e di rinvii il via libera ufficiale alla missione dell’Unione europea in Repubblica Centrafricana (EUFOR RCA) è arrivato, mercoledì 2 aprile, a margine della prima giornata dell’Eu-Africa Summit in corso a Bruxelles. La sorpresa, se di sorpresa si può parlare, è che il contingente sarà leggermente meno numeroso rispetto a quanto dichiarato fino a ieri dalla stessa Unione europea: saranno infatti 800 (e non mille) i soldati dispiegati a partire dalle prossime settimane a Bangui.
Non è al momento chiaro quali siano stati i Paesi a tirarsi indietro (tra i sospettati c’è ad esempio la Romania sulla cui decisione peserebbe la crisi ucraina) o se vi sia stata una semplice diminuzione negli effettivi previsti dai alcuni dei partecipanti.
Nove i Paesi coinvolti: Georgia (che pure non appartiene all’UE), Francia, Spagna, Polonia, Finlandia, Svezia, Estonia e Lettonia. L’Italia sarà presente, ma solo con gli uomini del Genio militare senza compiti di pattugliamento. Si sono sfilati, invece, Germania e Regno Unito che si limiteranno ad un sostegno logistico.
“Il contingente sarà dispiegato nella capitale Bangui con il compito di garantire la sicurezza dell’aeroporto e di alcuni quartieri della capitale così da permettere il rientro degli sfollati nelle case, prima dell’arrivo della stagione delle piogge, e facilitare il lavoro degli operatori umanitari”, ha spiegato il generale francese Philippe Pontiès, comandante della EURFOR RCA che avrà sede a Larissa in Grecia.
Secondo l’ultimo rapporto dell’OCHA, Ufficio per le emergenze umanitarie delle Nazioni Unite, nella sola capitale Bangui sono 200 mila gli sfollati, un numero che è tornato a crescere nelle ultime settimane proprio a causa del ritorno dell’insicurezza. Complessivamente nel Paese, su una popolazione totale di 4,6 milioni di persone, gli sfollati sono 625 mila.
Nel corso di un incontro con la stampa il generale Pontiès ha spiegato come il dispiegamento del contingente europeo permetterà alle altre forze internazionali presenti – i sei mila soldati della MISCA, la missione dell’Unione Africana, e ai 2 mila della missione francese Sangaris – di intervenire in altre zone del Paese, ancora teatro di violenze. Il costo stimato dell’operazione (per la quota finanziata da fondi UE) è di 25,9 milioni di euro per la fase preparatoria e il mandato durerà sei mesi. I costi dei singoli soldati sarà a carico dei Paesi partecipanti.
Il comandante non ha potuto, però, dare un idea precisa dei tempi di dispiegamento. “Al momento – ha spiegato – non possiamo dire quando la missione raggiungerà la piena funzionalità perché dipenderà dall’evolversi della situazione sul terreno, ma contiamo di avere tutti gli effettivi dispiegati per la fine di maggio”.
Proprio i ritardi accumulati negli ultimi mesi e le sue conseguenze nel deterioramento delle condizioni di sicurezza in Centrafrica sono stati denunciati nei giorni scorsi da Amnesty International: “Noi speriamo che i ritardi della missione non mettano a repentaglio i tentativi della comunità internazionale di proteggere i civili in tutte le parti della Repubblica Centrafricana”.
Un appello all’intervento per arginare la drammatica crisi centrafricana è arrivato ieri da Bruxelles anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.